VISTO&RIVISTO L’arte della comicità come l’arte della vita

minchella salvatores comedians

di Andrea Minchella

VISTO

COMEDIANS, di Gabriele Salvatores (Italia 2021, 96 min.).

Strano. Particolare. Quasi incomprensibile. Gabriele Salvatores decide di rendere omaggio alla comicità, al teatro, a tutto quel mondo dello spettacolo che ha influenzato la sua visione della realtà e, di conseguenza, la sua filmografia, a partire dal suo primo lungometraggio, “Kamikazen- Ultima Notte a Milano” del 1988, che proprio dalla “pièce” teatrale di Trevor Griffiths, “Comedians”, prendeva spunto. Più di 30 anni dopo il regista sembra chiudere un percorso lungo e appassionante nel mondo della commedia e di tutte le sue sfaccettature riprendendo in mano il testo di Griffiths e trasformandolo in un originale ritratto del sottile confine che esiste tra la vita e lo spettacolo, tra la verità e la finzione, tra una risata sincera ed un una cinica e sarcastica smorfia della bocca.

Il colore seppia che avvolge l’intera pellicola e la pioggia insistente, che sembra bagnare i piedi dello spettatore, diventano le colonne portanti di un racconto scarno ed essenziale su di un gruppo di attori dilettanti che stanno preparando uno spettacolo che potrebbe, per qualcuno di loro, cambiare per sempre la propria vita. A guidare il gruppo di artisti c’è un “docente” bravo e sincero, forse troppo. Eddie Barni, interpretato da un sorprendente e molto convincente Natalino Balasso, è un comico che, probabilmente, non è riuscito nella sua vita ad esercitare quella “diplomazia” necessaria nella carriera di un artista. E così si è ritrovato a dover fare l’insegnante ad un corso serale per attori comici. La classe, eterogenea e un po’ surreale, è composta da persone che cercano di lasciare le loro vite fuori dalla classe ma che, invece, vengono continuamente travolti dalle loro esperienze, dai loro dolori e dai loro ricordi. Diventa impossibile, dunque, estromettere la propria vita dalla narrazione che si decide di mettere in scena. Diventa molto difficile escludere le nostre esperienze più private da un testo, comico o no, che decidiamo di scrivere e di recitare.

Il racconto di Salvatores diventa un flusso continuo di coscienze che sembra amalgamare le diversità evidenti e “primitive” che caratterizzano il gruppo di attori che segue il corso di Barni. Un flusso che accentua le peculiarità di ognuno e che appiana i ricordi di molti.

Nella classe c’è Michele Cacace, un ingenuo muratore, meridionale e sognatore, che spera di diventare un comico di successo. Ci sono Filippo e Leo Marri, Ale e Franz, che, a causa di alcune ignote divergenze, faticano a recitare in coppia come fanno da sempre. Ci sono Samuele Verona e Giò di Meo, rispettivamente un proprietario di un “Night” in provincia di Milano e un operaio in una fabbrica, che sembrano essere i più disinvolti e capaci di scrivere un “numero” convincente e comico. E poi c’è l’enigmatico e carismatico Giulio Zappa, un esplosivo Giulio Pranno, forse troppo romano, che nel suo numero decide di riversare tutte le sue sofferenze e i suoi rancori. A chiudere il cast un Christian De Sica invecchiato, nella parte di un potente agente dello spettacolo, “nemico” del pacato Barni, che assisterà allo spettacolo degli attori per individuare chi potrebbe entrare a far parte della sua “scuderia” di artisti. A sentire parlare Christian De Sica sembra di sentire Vittorio, il padre del realismo e della commedia, da cui tutto il cinema italiano, e non solo, dal dopo guerra ad oggi, ha continuato a prendere spunto.

Un amaro e realistico viaggio nella difficoltà di analizzare la propria vita, e di come, in fondo, la rappresentazione artistica rimane sempre impregnata delle emozioni, delle esperienze e dei dolori di chi la scrive e di chi la recita.

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RIVISTO

TURNE’, di Gabriele Salvatores (Italia 1990. 91 min.).

Quarto film del regista milanese d’adozione, secondo capitolo della cosiddetta “Trilogia della Fuga”, questo “road movie” contiene tutti i temi e gli stereotipi che ritroveremo nella successiva filmografia di Salvatores.

Teatro e amicizia, tradimenti e passioni, battute e litigate diventano il filo conduttore di questo riuscito e innovativo racconto di due giovani attori e della loro difficile e tortuosa ricerca della felicità. Con un Abatantuono e un Bentivoglio epici. E una giovane ma già penetrante Laura Morante.

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