VISTO&RIVISTO Il distanziamento sociale secondo Ken Loach

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di Andrea Minchella

VISTO

SORRY WE MISSED YOU, di Ken Loach (Regno Unito-Belgio-Francia 2019, 101 min.).

Ken Loach, classe 1936, riesce ancora con una freschezza autentica ed una disarmante e viscerale sincerità a raccontarci la crisi globale del mondo Occidentale contemporaneo. Partendo dalla condizione lavorativa di intere classi sociali, il regista riesce sempre a delineare un originale spaccato di chi quelle classi sociali le anima e le abita, con tutte le sfaccettature e le peculiarità che rendono il racconto estremamente vero e realistico, ma anche fortemente evocativo e iconografico. Con “Sorry We Missed You” Loach affronta l’attualissimo tema del lavoro fluido nell’accezione del precariato travestito da lavoro autonomo. Questa forma di impiego, molto diffuso nel gigantesco universo delle consegne a domicilio, risulta più vivo e più chiaro in questo periodo a causa del “Lockdown” globale, in cui il mondo intero si è fermato tranne, appunto, i facchini e i corrieri.

In questa pellicola Ricky è il protagonista. Lavora per un’azienda (anzi “con”, come dice il cinico coordinatore durante il breve colloquio iniziale) che si occupa di consegna a domicilio. Decide, sottoponendo ad ulteriori sacrifici l’intera famiglia, di comprare il furgone con cui svolgerà questa mansione, illudendosi, ma durerà poco, di essere una sorta di lavoratore indipendente, che quindi può meglio organizzare gli strettissimi e articolati tempi in cui deve anche dedicarsi alla sua famiglia. Ben presto, però, si renderà conto che il rapporto di lavoro che ha con l’azienda, che gli fornisce la merce da distribuire, è un vero e proprio lavoro precario, in cui né giorni di ferie né permessi sono facilmente consentiti. Si lavora quasi dodici ore al giorno, le multe e i richiami sono sempre pronti ad essere distribuiti, e l’unica cosa che davvero ha un valore nell’intera filiera distributiva è il “computer” che viene distribuito ad ogni autista, che rileva tempi di consegna e tutte le informazioni legate al singolo pacco che deve essere distribuito. Quel computer portatile diventa la vera anima di ogni lavoratore.

Il film, magistralmente scritto dallo storico sceneggiatore di Loach, Paul Laverty, poggia sulla forte, sconcertante e disumana contraddizione tra una famiglia che cerca di sopravvivere a tutte le avversità che il mondo contemporaneo continua a presentarle, e la devastante e cruda realtà di un mondo del lavoro svuotato completamente di ogni forma di diritto e sicurezza e che, in nome della velocità e della soddisfazione del cliente, è stato capace di smantellare ogni traccia di umanità e di sensibilità.

Come in ogni film di Ken Loach, anche qui possiamo apprezzare un ritratto profondo di persone, e non di personaggi, che arrivano direttamente dalla realtà che il regista ci racconta. Attori non professionisti incarnano perfettamente i personaggi, veri e crudi, che possiamo incontrare in ogni periferia del mondo, lontano dalle ricche e illuminate capitali del mondo industrializzato Occidentale.

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RIVISTO

RIFF-RAFF, di Ken Loach (Regno Unito 1991, 95 min.).

Un film crudo ed ironico allo stesso tempo. Ken Loach ci regala un racconto originale ed autentico sulla Gran Bretagna, cupa e grigia, dell’era Thatcher. Una denuncia sociale sulle precarie condizioni del lavoro di quegli anni. Londra veniva costruita da una quantità inaudita di ragazzi spesso privi delle tutele necessarie per svolgere in sicurezza quel duro e pericoloso lavoro.

Il film ci parla di Stevie, un pronto ad esplodere Robert Carlyle, il futuro “pazzo” di “Trainspotting”, che fa l’operaio in un cantiere edile dove sembrano mancare qualsiasi forma di diritto, parametri di sicurezza o ammortizzatori sociali. Dentro questo contesto difficile la vita dei protagonisti sembra comunque riservare sprazzi di calore e chiazze sbiadite di umanità. L’affiatamento tra i colleghi sarà l’unica nota positiva di una vicenda triste e malinconica.

Semplice, ben scritto e lineare, questo film fa conoscere al mondo intero uno degli autori britannici più brillanti ed efficaci del cinema mondiale contemporaneo.

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