Il ministro Bonisoli al Maga di Gallarate: «Sembra di stare a Berlino»

Ministro bonisoli gallarate

GALLARATE – Visita a sorpresa del ministro dei Beni Culturali, Alberto Bonisoli, oggi al museo Maga di Gallarate in occasione dell’inaugurazione della mostra “Documentari” di Claudio Parmiggiani. Ad attenderlo in Sala degli Arazzi c’erano più di trecento persone, un numero che ha positivamente impressionato il rappresentante del governo: «Vedere 300 persone a Gallarate, non a Berlino attenzione, ma a Gallarate di domenica pomeriggio a sentire la presentazione di una mostra d’arte contemporanea non è da tutti. Apprezzo il vostro impegno, la passione e la curiosità».

Ci tenevo a essere qui

Per venire al Maga Bonisoli ha dovuto rinunciare ad altri impegni. Ma lo ha fatto volentieri, ha detto, perché «ci tenevo a dare un segnale di attenzione a Gallarate, una zona d’Italia dove c’è gente che lavora sottotraccia e che ha ricchezza perché se l’è sudata, perché ha sempre puntato sull’innovazione e perché ha un fortissimo senso sociale e un’attenzione particolare agli aspetti culturali». Secondo il ministro, il Maga è un esempio in tal senso: «E’un museo che si occupa di arte contemporanea in un’area che non ha automaticamente una vocazione di tipo artistico. Se dunque accade qualcosa è perché lo si vuole veramente».

Tensione artistica

Il ministro ha parlato dal palco del Maga insieme al sindaco Andrea Cassani, all’assessore Isabella Peroni, alla presidente del museo Sandrina Bandera, all’attuale prevosto Riccardo Festa e al suo predecessore Ivano Valagussa. Questo perché la mostra di Claudio Parmiggiani si inserisce nell’ambito del più generale intervento di restauro e riqualificazione della basilica Santa Maria Assunta di Gallarate, dove sono stati collocati nei due poli liturgici, l’altare e l’ambone, le opere realizzate proprio dall’artista contemporaneo che espone al Maga. Secondo il ministro Gallarate è un esempio unico in Italia in cui la Chiesa ha investito in attività culturali non limitandosi al mero restauro, ma integrandolo con l’utilizzo dell’arte contemporanea. «Siamo troppo timidi ad abbandonare un patrimonio che ci è stato consegnato dal passato e per questo non ci ricordiamo che l’attività artistica deve andare avanti. I prodotti culturali sono infatti figli di attività culturali, quello che oggi è classico un tempo era contemporaneo. Bisogna dunque tener viva una tensione artistica e il vostro progetto ne è la riprova».

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