Mondiali: Van Vleuten senza confini, ottimo bronzo per Silvia Persico

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Straordinaria? Di più. Gli aggettivi scarseggiano per Annemiek Van Vleuten che a 39 anni firma l’ennesimo capolavoro di una carriera e soprattutto di una stagione leggendaria, ritorna a vestire l’iride tre anni dopo la vittoria nello Yorkshire, campionessa del mondo per la terza volta e pronta ad affrontare la sua ultima stagione come professionista. 

Per molti Anniemek Van Vleuten non sarebbe dovuta essere al via, la caduta nella staffetta mista di qualche giorno fa le aveva procurato una microfrattura al gomito che aveva messo in dubbio la sua partecipazione. L’olandese però, come già successo con il polso fratturato nel mondiale di Imola 2020, non solo parte, ma lavora per le sue compagne e insieme a Ellen Van Dijk chiude sui diversi tentativi di attacco per favorire Marianne Vos, l’atleta che sulla carta dovrebbe essere la capitana della nazionale olandese. Nell’ultimo chilometro però Annemiek, si aggancia in extremis al gruppo di testa e forte della sua grande esperienza fiuta l’occasione approfittando di un po’ di disatenzione delle altre, parte come un missile  e va a coprirsi di gloria mentre l’arcobaleno brilla sula baia di Wollongong.

Alle sue spalle c’è spazio solo per gli altri due gradini del podio, una volata consegna alla belga Lotte Kopecky la medaglia d’argento, mentre Silvia Persico conquista il bronzo proprio come aveva fatto ad inizio anno nel mondiale di ciclocross.

LA CORSA.

Una prova in linea particolarmente lunga e nervosa quella affrontata dalle ragazze delle nazionali, 164,3 km, una distanza da record per la corsa irdiata al femminile. Dopo un tratto in linea di circa 28 km, la carovana è passata per la prima volta sotto il traguardo per affrontare un circuito di 34 km con l’inedito Mount Keira, una salita di 9 km che verrà affrontata domani anche dagli uomini. Poi un nuovo passaggio sotto il traguardo per affrontare i 6 giri del circuito finale con il decisivo strappo di Mount Pleasant a 8 km dal traguardo. 

Fin dalle prime pedalate tanta bagarre in gruppo con tante atlete che provano a portare via la fuga. Sono molti i tentativi andati a vuoto anche in seguito al prezioso lavoro di Olanda e soprattutto Italia che cercano di tenere chiusa la corsa. Le ragazze italiane si rendono sin da subito protagoniste di una gara in controllo in cui non risparmiano coraggio ed energie. Il primo tentativo degno di nota si registra dopo circa 20 km dal via ufficiale con la francesce Gladys Verhulst che riesce a guadagnare fino a 1’36” sul gruppo, per poi essere raggiunta dalla connazionale Marie Le Net e dalla tedesca Romy Kasper. 

La salita di Mount Keira, troppo lontana dal traguardo, non fa la selezione che ci si aspettava. Annullato il tentativo precedente, in entrata del circuito finale si forma un nuovo terzetto di attaccanti: Julie Van De Velde (Belgio), Caroline Andersson (Svezia) ed Elynor Backstedt (Gran Bretagna), sorella di Zoe che alcune ore prima aveva vinto il titolo tra le junior.  Il terzetto non guadagna mai più di un minuto di vantaggio, ma guida la corsa per diverse decine di chilometri. In gruppo l’Italia la fa da padrone con Elena Cecchini e Vittoria Guazzini che guidano l’inseguimento, è proprio la friulana a la prima a riportarsi sulle battistrada annullando, di fatto, il loro tentativo.

Lippert, Niewidoma, Moolman Pasio, Ludwig e Longo Borghini avevano già attaccato al peultimo giro, poi il grande lavoro di Van Dijk aveva riportato sotto le avversarie, ma sull’ultimo passaggio sulla salita di Mount Pleasant le cinque sono andate via di nuovo. Ma stavolta sono le avversarie che sono riuscite a chiudere e si è arrivati all’epilogo.

Articolo a cura di Tuttobiciweb.it

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