Monsignor Viganò, occasione persa per fare silenzio

vigano papa iseni

Ho letto con stupore e forte disappunto l’attacco dell’ex Nunzio Apostolico a Washington, l’arcivescovo Carlo Maria Viganò, varesino di nascita, in merito ai casi di pedofilia. Per comprendere istituzionalmente l’incarico svolto dall’Alto Prelato, dal punto di vista formale, bisogna attenersi alla Convenzione di Vienna sulle relazioni diplomatiche del 18 Aprile 1961;  all’interno delle quali si evince, per un esperto di diritto internazionale,  che lo stesso ha violato i principi che regolano l’attività diplomatica da lui svolta in qualità di Nunzio Apostolico e che aveva il diritto-dovere della segretezza delle informazioni di cui è entrato in possesso nell’ambito del suo mandato. Questo è un principio-cardine dell’attività diplomatica, a cui io stesso mi sono dovuto attenere durante la mia attività di console onorario della Costa d’Avorio in Milano pagandone financo conseguenze giudiziarie personali per non essermi potuto difendere dinnanzi alla Magistratura Italiana (ma questa è un’altra storia). Non rispettarlo significa, seppur a distanza di anni, non rispettare il mandato diplomatico ricevuto. Inoltre i fatti denunciati oggi dall’arcivescovo Viganò risalgono all’anno 2006 e successivamente al 2013, epoche in cui, stando a quanto dichiarato dal prelato, egli stesso (nel 2006) sarebbe venuto a conoscenza dei crimini del cardinal Theodore McCarrick e successivamente (nel 2013) ne avrebbe parlato con Bergoglio. Violare il segreto diplomatico oggi, a distanza di così tanto tempo, mi lascia perplesso: avrebbe dovuto parlare subito o, come recita la formula, tacere per sempre. Dichiarare oggi, violando gli obblighi del proprio mandato, che Papa Francesco ha coperto casi di pedofilia ha il sapore di un brutale attacco al Pontefice… Un attacco a ciò che Bergoglio rappresenta e cioè un Papa riformatore come simboleggiato anche dal nome da lui scelto per il suo pontificato.

Oltre all’aspetto formale, ce n’è anche uno sostanziale: questo Papa ci sta mettendo la faccia e tutto l’impegno di cui è capace per dare luce alla Chiesa in questo difficilissimo terzo millennio. E di questo bisogna dargli atto. Nel suo viaggio in Irlanda, Bergoglio ha cercato di arginare la rabbia nei confronti della Chiesa, per i casi di pedofilia. Un atto coraggioso, quello di Papa Francesco, che ha incontrato le vittime dei preti pedofili, chiedendo il loro perdono per “questi crimini ripugnanti causa di sofferenza e vergogna” come ha lui stesso dichiarato. Un perdono chiesto per colpe di altri, di quei sacerdoti e prelati che non hanno saputo onorare la croce che portavano sul petto. Non riconoscere questo delicato e difficile lavoro che sta portando avanti Papa Francesco per redimere e riformare la Chiesa, significa chiudere gli occhi di fronte al presente e di fronte alla realtà. Significa minare un difficile cammino di riforme e di rinnovamento della Chiesa, cammino di cui tutti coloro che seguono la croce, hanno invece fortemente bisogno.

Non ultimo la volontà di aiutare l’uomo che soffre da parte della Chiesa ed in particolare da parte di  colui il quale la rappresenta de facto et de jure ovvero Papa Bergoglio , nell’accogliere quasi 100 migranti all’interno della Diocesi di Roma e fatti sbarcare dalla nave Diciotti in accordo con il Ministero degli Interni della Repubblica Italiana.

Fabrizio Iseni

 

Viganò papa iseni – MALPENSA24