Il presidente del tribunale: “I domiciliari per Paitoni chiesti dal pm. Le denunce? Se ci sono, sono in procura”

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MORAZZONE – Sono due le denunce per maltrattamenti presentate da Silvia Gaggini nei confronti del marito Davide Paitoni, 40 anni, che sabato primo gennaio ha ucciso con un fendente alla gola il figlio della coppia, Daniele, di soli 7 anni, e ha tentato di assassinare sempre a coltellate anche la compagna raggiungendola a Gazzada Schianno, a casa dei genitori, dove la 36enne si era trasferita con il figlio dopo la separazione da Piatoni.

Due denunce e querele incrociate

Una separazione “guereggiata”, con Paitoni assistito civilmente dall’avvocatessa Natalia Campomolla, che aveva visto la coppia scoppiare nel 2019. A carico del 40enne tra marzo e aprile era stato attivato un codice rosso a seguito delle due denunce presentate dalla moglie tra il 2020 e il 2021. Uno scenario estremamente complicato al quale va ad aggiungersi un incrocio di querele tra i genitori di Silvia Gaggini verso Paitoni e viceversa. Sino all’arrivo del periodo estivo quando i due ormai ex coniugi tentano la via della distensione e l’accordo per la gestione di Daniele nei confronti del quale non sarebbero mai emerse ipotesi di violenza in passato da parte del padre. Paitoni, in segno di buona volontà per trovare un accordo, si sarebbe reso disponibile a ritirare la querela presentata contro gli ex suoceri. Si tenta dunque l’avvio di una mediazione che possa portare ad un accordo in assenza di una separazione formale in corso.

Il giudice non può aggravare la misura chiesta dal pm

E si arriva al tentato omicidio di un collega da parte di Paitoni lo scorso novembre ad Azzate. All’uomo erano stati concessi gli arresti domiciliari. Misura che, alla luce dell’orrore consumatosi a Morazzone, ha sollevato una bufera sul tribunale varesino. A Paitoni era stato concesso di poter continuare a vedere il figlio. A decretarlo era stato il giudice per le indagini preliminari in capo al quale è andato il fascicolo per il tentato omicidio di Azzate. Sul punto oggi, lunedì 3 gennaio, è intervenuto il presidente del tribunale di Varese Cesare Tacconi che all’Ansa ha dichiarato: «L’ordinanza per i domiciliari è stata firmata il 29 novembre, avvallando la misura richiesta dal magistrato che l’ha motivata con il pericolo di inquinamento probatorio, non con la pericolosità sociale, e il giudice non può aggravare la richiesta del pm».

Autorizzato dal Gip a vedere il figlio

Successivamente, ha proseguito il presidente del Tribunale, «l’avvocato difensore dell’indagato ha chiesto che gli fosse concesso di vedere il figlio e la moglie, dato che secondo ordinanza non avrebbe potuto avere contatti se non con i familiari conviventi, quindi il padre». Il 6 dicembre «il Gip ha autorizzato l’uomo a vedere il figlio». Relativamente alle denunce della donna e il codice rosso, Tacconi ha precisato come «non vi sia in Tribunale alcuna pendenza a carico dell’uomo, quindi se le denunce ci sono sono ancora in Procura». Poi ha concluso: «ho svolto tutti gli accertamenti del caso, tra i due non vi era alcuna separazione formale in corso, se mi sarà richiesto formalmente presenterò una relazione».

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