Morti in corsia a Saronno: «Condannate l’ex vice primario all’ergastolo»

cazzaniga saronno ergastolo procura

BUSTO ARSIZIO – Ergastolo per il vice primario Leonardo Cazzaniga (assolto solo per il paziente Antonino Isgrò), con isolamento diurno per tre anni, interdizione perpetua dei pubblici uffici, interdizione legale per la durata della pena, interdizione dalla professione di medico per 5 anni, libertà vigilata per un tempo non inferiore a tre anni. Quattro anni di reclusione e 500 euro di multa per il primario del pronto soccorso Nicola Scoppetta, 4 anni di reclusione e 250 euro di multa per il direttore dei presidi Paolo Valentini, 4 anni di reclusione e 250 euro di multa per il direttore sanitario dell’azienda sanitaria Roberto Cosentina, 4 anni di reclusione e 250 euro di multa anche per il medico legale, Maria Luisa Pennuto. Una multa da 1.548 euro per l’oncologo Giuseppe Di Lucca. Sono state queste le richieste di pena avanzate nel tardo pomeriggio di oggi, venerdì 29 novembre, dai Pm di Busto Arsizio, la sostituta Maria Cristina Ria e il procuratore capo Gianluigi Fontana, rispetto alle persone, medici e figure apicali, coinvolte a vario titolo nell’inchiesta Angeli e Demoni sulle morti in corsia al pronto soccorso dell’ospedale di Saronno.

Accusato di 15 omicidi

Cazzaniga era accusato di 15 omicidi volontari (ma per un caso è stata chiesta l’assoluzione), di cui 12 in corsia e 3 in ambito familiare. I medici, che facevano parte della commissione d’inchiesta interna che avrebbe dovuto valutare il comportamento medico-etico del Cazzaniga, stanno rispondendo in aula di favoreggiamento e omessa denuncia. Di Lucca solo di omessa denuncia. Si è chiusa intorno alle 18 la lunghissima requisitoria della Procura di Busto Arsizio davanti alla Corte d’assise presieduta dal Giudice, Renata Peragallo. Prima delle richieste i due Pm hanno ripercorso gli ultimi due presunti omicidi volontari, quello di Massimo Guerra, il marito di Laura Taroni, e quello della madre di lei, Maria Rita Clerici. “In tutta questa requisitoria – ha detto Fontana rivolgendosi alla Corte – io mi permetto di farvi rilevare l’assoluta gravità di quello che è successo. Abbiamo la prova provata di alterazione di esame del sangue e una dottoressa (Simona Sangion) che dice che tanto l’azienda ne sarebbe uscita pulita. La Sangion chiuse con il patteggiamento. Questo episodio secondo me getta una luce terribile su ciò che accadeva in quell’ospedale. Vorrei fare notare che questo progressivo deperimento di Guerra trova un fondamento in un colloquio in carcere tra la Taroni e la cugina, Filomena Pistidda. Quando le dice che i sedativi al marito comunque glieli dava, indice di un’attività che proseguirà fino alla morte”.

L’avvelenamento di Massimo Guerra

Su Massimo Guerra la Procura non ha dubbi: “Nessun medico – dice la Ria – ha rilevato il diabete di Massimo Guerra. Non c’è nessuno riscontro di un’ipotesi di ipoglicemia. Il certificato falso del 2012 serviva a convincere Massimo Guerra a essere diabetico. La Taroni le ha somministrato due farmaci Metformina e Eutomin. La procura ha evidenziato il movente, la condotta e il nesso di causalità. Riteniamo che il nesso di causalità e l’evento morte possa essere accettato anche senza un riscontro tossicologico sul corpo (era stato cremato). È pacifico che Guerra abbia usato per lungo tempo farmaci in combinazione tra di loro, pericolosi per la salute che nulla c’entravano con la sua condizione. Il suo arresto cardio circolatorio è la conseguenza di sintomi che sono andati via via peggiorando in due anni. Tutti i ricoveri sono giustificati dalla somministrazione dei farmaci. La somministrazione dei farmaci è stata possibile grazie alle condotte di Cazzaniga. Il medico sapeva che Guerra aveva assunto i farmaci, c’è la consapevolezza e nonostante ciò a distanza di mesi ha emesso un nuovo certificato. Lui risponde nell’aiuto altrui in una condotta omicidiaria. Il concorso di Cazzaniga è stato sia morale, sia materiale (gli ha prescritto la Metformina facendo credere il paziente malato nella consapevolezza che la moglie stava avvelenando il marito). Stiamo parlando inoltre di due persone che hanno esperienza e grande conoscenza dei farmaci. Entrambi sono stati testimoni delle conseguenze della somministrazione dei farmaci su Guerra. Hanno visto le conseguenze potenzialmente letali. Riteniamo il dolo diretto”.

“Processo per omicidio, non per altro”

Anche su Maria Rita Clerici la Procura ha rilevato le responsabilità del medico: “C’è un’accesa conflittualità e rancorosità verso una figlia che non stimava. A un certo punto emerge un altro elemento di conflittualità: il rapporto tra la figlia e Cazzaniga. Rapporto mal visto dalla madre. La Clerici definiva Cazzaniga la matrigna di Cenerentola. La Taroni ha raccontato anche dei litigi fisici, spintoni, tra il Cazzaniga e la madre. Qualcosa quindi che andava oltre una normale conflittualità.
Tre giorni prima della morte della Clerici c’era stato un litigio significativo tra i due. La nostra tesi è che lui fosse arrivato molto prima di quanto da lui riferito. Riteniamo che abbia mentito rispetto ai suoi spostamenti pomeridiani. Ci sono a nostro avviso tutti gli elementi per cui quel malore sia da considerarsi un evento atteso e pianificato. Ai soccorritori viene impedito qualunque tipo di contatto con la paziente. Un Intervento ridotto alla farsa. È in concorso perché lui gli ha fornito i farmaci. Omicidio organizzato con cura. Avevano come scopo ultimo cagionare la morte della Clerici”. Infine l’appello di Fontana: “Questo non è un processo alle cure palliative che devono essere conformi alla legge e alle direttive: al di fuori si tratta di omicidi. Vi chiediamo di giudicare questo come un processo per omicidio. Non per altro”.

cazzaniga saronno ergastolo procura – MALPENSA24