No economia circolare? No Accam

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Il sindaco di Legnano Radice decide di astenersi dal voto in assemblea dello scorso 6 marzo sulla delibera di salvataggio proposta da San Giorgio su Legnano, chiedendo che venga predisposto un nuovo piano finanziariamente credibile, concessioni per terreni per future attività di riciclo, passaggi chiari e obbiettivi definiti in ottica di economia circolare del rifiuto.

Il sindaco Antonelli di Busto Arsizio, dimostrando una visione a dir poco discutibile, definisce addirittura “utopici” gli obbiettivi di economia circolare, sostenendo “forse tra vent’anni se ne potrà parlare”: per lui ora bisogna incenerire.

Potremmo proporre ad Antonelli molti esempi europei di gestione circolare del rifiuto, ma volendogli semplificare il processo consigliamo di informarsi riguardo ad esempio al Sistema Contarina di gestione e recupero dei materiali, in Veneto. Società in house ma che, a contrario di Accam, genera utili.

La società Accam, in assoluta crisi di liquidità, propone un piano che preveda una nuova società entro il 20 marzo con a capo Amga e Agesp e un rifinanziamento immediato per sopperire alla mancanza di denaro e garantire la sopravvivenza dell’impianto, dopodiché “potremo progettare insieme il futuro nei prossimi anni”, con l’ingresso di aziende private (Cap Holding e Alfa), ma intanto chiede di non farla fallire.

Questa, in breve, la cronaca delle ultime ore su quello che riteniamo essere diventato il teatrino attorno all’inceneritore di Borsano, che vive una condizione di estrema crisi finanziaria ormai da più un decennio e diventata a nostro avviso oggettivamente insostenibile, al pari della questione ambientale. Riteniamo che l’inceneritore di Borsano vada dismesso senza se e senza ma, non possiamo più permettercelo né sotto l’aspetto ambientale, né sotto quello economico.

Si smetta di dire falsità, di inceneritori ce n’è in abbondanza e con capacità tali da recepire anche i rifiuti di chi prima conferiva in Accam. Inceneritore ritenuto talmente “strategico” da non meritare nemmeno di essere assicurato, come dimostrano i 2,5 milioni di euro di danni subiti dall’incendio di gennaio 2020 sprovvisti di copertura assicurativa e che quindi hanno ulteriormente aggravato la situazione.

Riteniamo impossibile entro il 20 di marzo produrre un piano di salvataggio serio, lungimirante e sostenibile sia dal punto di vista ambientale che da quello economico, dovendo constatare che, alla data del 6 marzo 2021, incredibilmente, non sembra essere stato ancora depositato il bilancio del 2019 e che la sola situazione debitoria ammonta a circa 13 milioni di euro.

Ora basta! non siamo noi cittadini e nemmeno i lavoratori purtroppo coinvolti i responsabili di questa situazione ma chi ha amministrato negli anni il Consorzio Accam. Riteniamo sia giunto il momento di chiudere un brutto capitolo di storia recente in cui la cattiva politica ha giocato un ruolo importante, e confidiamo che con i libri in tribunale si possa aprire un’indagine severa che metta luce sui responsabili di questo dissesto senza fine, con l’auspicio che ci si impegni alla ricollocazione dei lavoratori nei Comuni consorziati.

Europa Verde – Verdi Legnano

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