«Noi, lavoratori della piscina Manara di Busto lasciati a casa». Protesta a Roma

ROMA – «Dopo otto anni a lavorare in piscina sette giorni su sette, senza un contratto, sono stato lasciato a casa, senza nessuna tutela». È la storia emblematica di uno degli ex collaboratori della piscina Manara di Busto Arsizio, che dopo un anno ad andare avanti solo grazie ai bonus del governo per i lavoratori dello sport, con la piscina chiusa per le restrizioni, non è stato riassunto dal nuovo gestore spagnolo Forus con la ripartenza dell’attività nelle vasche di via Manara. È uno degli ex collaboratori di Sport Management che ha partecipato alla manifestazione della Felsa Cisl a Roma, in piazza Montecitorio, con una delegazione degli ex lavoratori della piscina Manara, lasciati “a spasso” nella transizione verso il nuovo gestore spagnolo Forus, subentrato alla società veronese con un affitto di ramo d’azienda.

Sul palco

Sul mini-palco della manifestazione, alla quale era presente anche l’ex ministro allo sport Vincenzo Spadafora (oltre ad altri politici come Mauro Berruto del PD e Luciano Nobili di Italia Viva), è salito a parlare anche uno degli ex lavoratori della Manara: «Bene i sussidi che ci hanno aiutato in un periodo duro, ma ora chiedo un contratto, dignità e rispetto». Perché la caratteristica dei “lavoratori dello sport” è quella di non avere un vero contratto di lavoro con tutte le tutele: «Venivamo pagati 6 euro l’ora fino a 10mila euro, e poi 4 euro l’ora» hanno rivelato gli ex collaboratori della Manara. La loro vicenda, nonostante gli appelli lanciati nelle scorse settimane, non ha smosso per ora nulla.

La delegazione Felsa-Cisl dei Laghi

Felsa CISL dei Laghi ha deciso di portare a Roma gli ex collaboratori di Manara Busto Arsizio, esclusi dalla nuova gestione P.R.I.M.E./Forus nonostante gli anni di dedizione e di lavoro in piscina.
«Il loro caso è emblematico di quanto sia urgente la riforma dello sport invocata – si legge in una nota di Felsa-Cisl dei Laghi – con la gestione Sport Management quasi tutti i lavoratori operanti per la gestione della piscina (bagnini, istruttori, cassiere,..) nello stabilimento di Busto Arsizio sono stati impiegati con contratti di collaborazione sportiva. Questa forma contrattuale non da tutele né garanzie ai lavoratori che, dopo anni di servizio, con la pandemia e la conseguente chiusura dello stabilimento, si sono trovati a poter contare solo sui bonus del governo (destinati ora a terminare con la fine dell’emergenza) e ad essere esclusi dalla nuova gestione spagnola, non avendo un vincolo di lavoro con la precedente gestione». La pandemia, come dichiara Alberto Trevisan di Felsa-Cisl, «ha mostrato l’urgenza di garantire diritti e tutele minime a tutte le forme di lavoro. Il lavoro va tutelato in ogni sua forma. Il lavoro nell’ambito sportivo non può più essere una zona franca dove chi ci opera è escluso da ogni forma di tutela e diritto. La riforma del lavoro in ambito sportivo va fatta subito, perché non si ripeti un caso come quello della Manara».

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