Piccioni viaggiatori, Ovidiu Maftei racconta messaggeri e “atleti” di Olcella

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BUSTO GAROLFO – «Per me i piccioni viaggiatori sono un hobby, ma in Paesi come la Germania, l’Olanda e il Belgio può diventare un lavoro vero». A raccontare come vengono allevati i columbidi che in passato erano il mezzo più veloce per trasmettere informazioni è Ovidiu Maftei, imprenditore di Olcella di origini rumene: «Il loro impiego risale al 4500 a.C. e portavano notizie che hanno cambiato la storia. Il sistema di posta che Gengis Khan creò con questi animali nel territorio della Russia gli permetteva di sapere in ogni momento ciò che succedeva nel suo impero».

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La colombofilia raccoglie il sapere di diverse scienze

«La colombofilia raccoglie il sapere di diverse scienze: essere cultori di quest’arte è un segno di curiosità intellettuale», ha osservato Maftei. «Con il programma di selezione vengono cresciuti esemplari pregiati, che possono raggiungere costi molto alti: gli allevatori si misurano in gare seguite in tutto il mondo». La caratteristica principale del piccione viaggiatore è la capacità di ricordare dove è nato: «Sa dove si trova casa sua e se lo consegno a qualcun altro, tornerà da me. È così che funzionava la vecchia posta: quando ha quattro-cinque mesi viene portato in un luogo a 100-120 chilometri di distanza dove, una volta raggiunta la maturità sessuale, si accoppia. In questo modo si affeziona alla sua seconda dimora ma ciò non gli impedisce di volare indietro, ogni giorno, fino alla prima per nutrirsi».

Un mondo raccontato da “Educazione siberiana”

In passato tutte le armate del mondo disponevano di una divisione di piccioni viaggiatori, che sono stati utilizzati fino al 1950: «Hanno una memoria fotografica straordinaria e uno spettro visivo più ampio del nostro, che consente loro di percepire anche i raggi ultravioletti». Il mondo degli appassionati di colombi è stato ritratto anche nel romanzo “Educazione siberiana” di Nicolali Lilin; tra le 54 razze esistenti ci sono il Roller di Bursa o il Deutsche Schautaube ma «la più pregiata, e famosa, è il capitombolante di Galati, città della Romania in cui sono nato: deve il suo nome alle capriole che fa nell’aria. Siamo molto affezionati a loro: dopo la Seconda Guerra Mondiale, con l’arrivo dei socialisti, gran parte della popolazione è stata spostata dai villaggi in condomini, ma abbiamo continuato ad amare e a prenderci cura di queste specie di volatili. La cultura di un popolo si riflette negli animali che alleva».

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Le federazioni e i campionati

Oggi la Romania vanta due federazioni colombofile, una con 9mila e l’altra con 7mila iscritti e in tutto il globo si contano cinque milioni di appassionati, con competizioni nazionali e internazionali, un campionato mondiale e un’olimpiade. Le categorie sono fondo, mezzo fondo, fondo, misto, maratona e novelli; il pagamento della tassa d’iscrizione alla Federazione Colombofila Italiana permette di partecipare anche alla Federazione Colombofila Internazionale. «Ho 19 coppie di capitombolanti di Galati, 22 di colombi viaggiatori per la riproduzione e la mia squadra per gareggiare in Italia conta 50 componenti. In tutto questo non c’è scopo di lucro, ma solo la passione di crescerli e farli competere. Viene generata una razza di animali che non porterà profitto e ci si prende cura di loro: la considero espressione di un pensiero elevato».

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