Omicidio Maja: i funerali. L’ultimo abbraccio a Stefania e Giulia

SAMARATE – Oggi, sabato 14 maggio, per Samarate è il giorno più lungo. Il giorno del dolore. In tanti, ben prima delle 14.30, ora in cui i feretri di Stefania Pivetta, 56 anni, e della figlia Giulia, 16 anni, hanno varcato la soglia della chiesa parrocchiale della Santissima Trinità, hanno iniziato a radunarsi in maniera composta sul sagrato.

L’arrivo delle bare

L’abbraccio di due comunità

Due comunità, quella di Samarate, dove Stefania e Giulia, massacrate da Alessandro Maja, 58 anni, marito della prima e padre della seconda, vivevano nella casa di via Torino dove è avvenuta la mattanza, e quella di Cassano Magnago, dove la famiglia Pivetta vive, si stanno stringendo attorno ai parenti delle vittime in un grande abbraccio. «Non saranno mai soli in questo momento terribile», ha detto ieri, venerdì 13 maggio il sindaco di Samarate Enrico Puricelli durante il momento di preghiera dedicato soprattutto a Nicolò, il figlio maggiore ferito gravemente dal padre. Alle esequie è presente anche il sindaco di Cassano Magnago Nicola Poliseno. Sia a Samarate che a Cassano oggi è stato proclamato il lutto cittadino.

Nicolò nel cuore

Alle 15, dopo il Rosario, la celebrazione funebre per madre e figlia, unite in un destino terrificante quanto imprevedibile. I presenti le accompagnano nel dolore e nello sgomento di un orrore indicibile. Le accompagnano «In silenzio e portando Nicolò nel cuore», come ha detto il parroco don Nicola Ippolito ieri.

Il sindaco: «Sono basito dalle dichiarazioni dell’assassino»

Il cordoglio delle istituzioni

Molti i sindaci presenti. Tra questi Nicola Poliseno di Cassano Magnago, Filippo Gesualdi di Ferno ed Emanuele Antonelli di Busto e presidente della Provincia in fascia blu. A rappresentare Regione Lombardia c’era Francesca Brianza.

A ricordare Stefania Pivetta prima dell’inizio dei funerali è stata una cugina.

«Dobbiamo aver paura di noi stessi»

«Perché esiste il male? Dov’eri Signore? Perché il male è arrivato così in profondità nell’ambito famigliare e tu non hai fermato la sua mano? Sono domande che la fede non può impedirci di porci», ha detto don Nicola Ippolito, parroco di Samarate durante l’omelia. «Noi non abbiamo risposte – ha proseguito – ma siamo aggrappati a quella croce. Cristo quella mattina era sulla croce accanto a Stefania, Giulia e Nicolò. Quella croce non è l’ultimo atto, perché noi sappiamo che il Cristo è risorto e che ritroveremo Giulia è Stefania». Il sacerdote ha infine concluso: «Dobbiamo avere paura di noi stessi perché il male è trasversale».

Tre coltellate nel petto

«Quando quella mattina mio figlio Mirko mi ha detto cosa era successo ho ricevuto tre coltellate nel petto: una per Stefy, una per Giulia e una, forse la peggiore per Nicolò – ha detto detto Giulio Pivetta, padre di Stefania e nonno di Giulia senza riuscire a trattenere le lacrime – Io oggi voglio ringraziare tutti coloro che ci sono stati vicini e voglio chiedere a tutti voi, a tutti gli italiani di pregare per Nicolò che in questo momento ne ha tantissimo bisogno. Anche se le notizie dall’ospedale sono positive, ci sono dei miglioramenti. Voglio infine ringraziare tutto il personale sanitario dell’ospedale di Circolo di Varese che sta curando Nicolò con competenza e umanità».

Il bene più forte della violenza

«Il bene che ci unisce è più forte della violenza che ti ha portata via da noi». Sono i compagni di classe di Giulia (Seconda G dei Licei dei Tigli di Gallarate), insieme ai docenti, alla dirigenza e a tutto il personale della scuola, a scrivere una lunga lettera di saluto a Giulia. «Sarai sempre con noi: ci basterà chiudere gli occhi per rivederti sorridente, perché le persone che ci vogliono bene non ci lasciano mai davvero. Ti ricordiamo non come vittima ma come compagna di classe e amica perché il bene che ti abbiamo voluto è più forte della violenza che ti ha portato via».

I palloncini in cielo e le firme sulle bare

I rintocchi delle campane a rompere il silenzio della gente in attesa dell’uscita delle bare, i palloncini bianchi e gialli liberati in cielo e le telecamere del circo mediatico nazionale puntate sul sagrato. Dove le barese di Stefania e di Giulia, una volta portate fuori dalla chiesa, sono state adagiate per qualche minuto. E, quella della ragazza, è stata firmata dagli amici.

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