Omicidio Samarate, Maja confessa davanti al Gip: «Ossessionato dai debiti. Mi sentivo un fallito»

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SAMARATE – «Ero ossessionato dai debiti». Non si è avvalso della facoltà di non rispondere Alessandro Maja, professionista di 58 anni, arrestato per aver ucciso la moglie Stefania Pivetta, 56 anni e la figlia Giulia, 16 anni e per aver ferito in modo gravissimo il figlio maggiore Nicolò, 23 anni, nella casa di via Torino a Samarate dove la famiglia viveva.

Vago su quella notte

Interrogato oggi, venerdì 13 maggio, dal Gip di Busto Piera Bossi nel reparto di psichiatria dell’ospedale San Gerardo di Monza dove è stato ricoverato poche ore dopo l’arresto, Maja ha risposto alle domande del giudice per le indagini preliminari così come aveva già detto di voler fare ai difensori, gli avvocati Enrico Milani e Sabrina Lamera. Maja sarebbe stato piuttosto vago sul fatto in sé non fornendo una descrizione particolareggiata della notte della mattanza ma avrebbe fornito il movente, ammesso che un movente possa esistere per una cosa del genere, che lo avrebbe spinto all’orrore.

Mi sentivo un fallito

«Maja ha risposto sofferente alle domande, con un forte disagio che ha portato ad una breve interruzione delle domande – spiega il legale Enrico Milani – quella sera ha spiegato di aver cenato con la famiglia come sempre, di aver lavato i piatti». Poi i ragazzi sono saliti «nelle loro stanze – continua Milani – la moglie si é messa a dormire sul divano e lui ha continuato a passeggiare per casa senza smettere di pensare al peso dei debiti che viveva come insopportabili». Poi, le aggressioni che lui non sa spiegare, non sa dire perché ha agito così». Maja ha confermato di aver colpito prima la moglie, poi la figlia e infine il figlio con un martello e di aver usato il trapano su di sé per uccidersi. Infine Maja ha detto di non aver sedato nessuno prima della strage aggiungendo di essersi sentito un fallito incapace di garantire alla famiglia lo stesso tenore di vita.

Premeditazione sul filo

«Avrebbe dimostrato una fobia per i debiti e per la situazione di difficoltà economica attraversata», spiega l’avvocato di parte civile Stefano Bettinelli che assiste la famiglia Pivetta. «Debiti – aggiunge il legale – Che dalla documentazione in nostro possesso in realtà non risultano. Sto parlando della situazione patrimoniale di Stefania Pivetta, naturalmente. Non conosciamo, al momento, la situazione relativa all’attività di Maja. Se una persona si sente schiacciata dai debiti, come è accaduto purtroppo spesso, si toglie la vita, non uccide tutta la famiglia. Riguardo la premeditazione, è appesa a un filo, se litighiamo e mi parte un colpo non è un omicidio premeditato, in questo caso ci avrà pensato prima di agire». Maja che resterà ricoverato ancora qualche giorno in Psichiatria salvo poi essere trasferito in carcere.

Ossessione per i debiti

Viste le condizioni del 58enne la linea della difesa passerà gioco forza attraverso una perizia psichiatrica per determinare se il professionista fosse in grado di intendere e di volere al momento del fatto e sia in grado di stare in giudizio. «In questo momento – spiega Bettinelli – La famiglia Pivetta vive un momento se possibile ancora più difficile di quelli attraversati recentemente. Domani i miei assistiti diranno addio a alla figlia e alla nipote con il pensiero sempre rivolto a Nicolò nella speranza che almeno lui sopravviva. Ma è chiaro che per questa vicenda vogliamo la giusta conclusione e se una perizia psichiatrica sarà chiesta nomineremo a nostra volta un medico perito affinché valuti le reali condizioni di Maja».

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