Omicidio Samarate, sabato i funerali di Giulia e Stefania. In preghiera per Nicolò

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SAMARATE – Saranno celebrati sabato 14 maggio a Samarate alle 15, nella chiesa parrocchiale di piazza Italia, i funerali di Stefania Pivetta, 56 anni, e della figlia Giulia, 16 anni, uccise da Alessandro Maja, marito e padre delle vittime, nell’abitazione di via Torino a Samarate dove la famiglia viveva. Alle 14.30 ci sarà il Rosario. Le salme sono state dissequestrate nella mattinata di oggi, giovedì 12 maggio, al termine degli accertamenti autoptici.

Preghiera per Nicolò

Domani, alle 20.30, nella stessa chiesa a Samarate ci sarà un momento di preghiera. Per Stefania, Giulia e Nicolò, il figlio maggiore della coppia, 23 anni, ricoverato in fin di vita all’ospedale di Circolo di Varese: il padre ha aggredito anche lui. Quello di domani sarà un momento di preghiera e riflessione per l’intera comunità di Samarate. Il sindaco Enrico Puricelli, nel giorno della scoperta della mattanza, lo scorso 4 maggio, ha proclamato il lutto cittadino sino a dopo i funerali, con sospensione di tutti gli eventi in segno di rispetto. Il sindaco di Cassano Magnago, Nicola Poliseno, comune dove risiedono i genitori di Stefania, proclamerà il lutto cittadino sabato, nel giorno delle esequie, in segno di vicinanza di tutta la comunità ai famigliari delle vittime.

Ipotesi mitomane

«Gli omicidi non sono scaturiti in occasione di una lite, questo è evidente. Sulle modalità precise attendiamo la relazione del medico legale in 60 giorni». Il punto sulle indagini spetta all’avvocato di parte civile Stefano Bettinelli, che assiste i famigliari di Stefania Pivetta. Bettinelli precisa che Maja, in passato, non ha mai avuto problemi psichici acclarati e che negli ultimi tempi il 58enne «era fissato, convinto di vivere in una situazione di imminente indigenza, che dai controlli che abbiamo effettuato non risulta affatto». Sull’inquietante incursione notturno nella villa dell’orrore avvenuta tra il 10 e l’11 maggio il legale parla di «fatto singolare, precisando che nulla di prezioso è stato portato via» imputando l’effrazione a un mitomane entrato con «finalità macabre».

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