“Magnaghese patriota”: interviste on line tra risposte esatte e qualche scivolone

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MAGNAGO – «Quante furono le guerre di indipendenza?». «Che cos’ha fondato Giuseppe Mazzini?». Ma anche: «Canti “Garibaldi fu ferito”…». Sono alcune delle domande sul Risorgimento che i ragazzi del progetto giovani Le Navi hanno proposto alla comunità di Magnago nel 160° anniversario dell’Unità d’Italia, lo scorso 17 marzo, nell’ambito de “Il magnaghese patriota”. Le interviste, scivoloni compresi, sono ora pubblicate sul sito del Comune (nella foto, un fermo immagine di una di esse).

«L’evento – spiegano i promotori dell’iniziativa – ha dato modo di avvicinare i giovani alle istituzioni e ai servizi del nostro territorio. A partire dai valori e dagli ideali che hanno caratterizzato il periodo del Risorgimento, i ragazzi hanno interrogato la comunità e si sono lasciati interrogare circa il presente e il particolare momento storico che stiamo vivendo, caratterizzato più che mai dal bisogno di socialità, di vicinanza, di unità e di partecipazione alla vita comunitaria. Le interviste, svolte nel pieno rispetto delle norme in tema di prevenzione Covid, sono state anche occasione per donare alla comunità un po’ di risate e spensieratezza che, in questo periodo di preoccupazione e incertezza, si rivelano preziose».

Protagonisti i ragazzi del progetto giovani Le Navi

Alle interviste hanno partecipato, oltre ai ragazzi e agli educatori del progetto giovani Le Navi, il bibliotecario Riccardo Cirincione, che ha curato anche il montaggio dei video, l’assistente sociale territoriale Debora Monticelli, il Centro di formazione Promos, in particolare Lorenza Massara e Gianluca Iaccarino, Antonella Tunesi e il sindaco, Carla Picco.

Un piccolo appunto all’iniziativa, lodevole e simpatica. Le risposte sono state assai più esatte di alcune domande. Nell’inno di Mameli, ad esempio, non è citata solo la città di Roma, ma anche Legnano; mentre l’ultima strofa della canzone popolare sull’eroe dei due mondi recita “che comanda il battaglion”, non “i bersaglier”: furono proprio questi ultimi, del resto, a sparargli sull’Aspromonte nel 1862.

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