Openjobmetis, l’ora più buia. Eppure bisogna rialzarsi

Openjobmetis Varese dayafter ReggioEmilia

VARESE Il graffio dell’Artiglio ha spezzato una Openjobmetis fragile come un grissino. Una batosta umiliante, a cui si sono sono aggiunte nel dopo partita le dimissioni del General Manager Andrea Conti. Questa è l’ora più buia. Eppure bisogna rialzarsi. Lo insegnano lo sport e la vita. Noi proviamo a porre cinque considerazioni al consiglio d’amministrazione straordinario che si riunirà domani.

1) SQUADRA CERCASI

La Openjobmetis vista ieri a Masnago è una squadra imbarazzante. Non ci vengono altri aggettivi più “gentili”. Presa a schiaffi da una UNAHOTELS organizzata, profonda, bene allenata, con un piano-partita delineato e con ruoli e responsabilità precise. Varese, invece, è parsa una ammucchiata confusa. Ricordate le parole di Rosario Rasizza su queste colonne? Ecco, tutto il contrario. E’ colpa dei giocatori? Sì e no. Sì, perché ovviamente una squadra low cost è costretta a prendersi rischi sul mercato (Wilson quest’anno, Andersson l’anno scorso). No, perché chi ha poco budget (per esempio la Vanoli Cremona) deve almeno sopperire con una chiara identità. Che è progressivamente evaporata nella Openjobmetis . Se poi, oltre all’identità, mancano anche gerarchie, grinta e idee, ecco la squadra imbarazzante contro Reggio Emilia. Squadra, è bene specificarlo, costruita in estate da Andrea Conti e da Adriano Vertemati.

2) SOCIETA’ CERCASI

La sconfitta di ieri non è stata nemmeno la notizia peggiore. Che è arrivata nel dopo-partita con le dimissioni del General Manager Andrea Conti. Purtroppo confusione sul campo e confusione nella stanza dei bottoni. L’addio firmato dopo questo patatrac, per di più davanti al “nemico” Attilio Caja, è una semplice coincidenza? Difficile crederci al 100%. Di sicuro l’ex dirigente si è preso le sue responsabilità. “Dispiace per il tempismo, ma la Pallacanestro Varese viene prima di qualsiasi altra cosa”, le sibilline parole di un commosso Andrea Conti. Adesso la palla passa a Toto Bulgheroni, al consiglio d’amministrazione e all’Amministratore Delegato Luis Scola (nella foto). Soprattutto a Luis Scola. Il quale sarà subito messo alla prova del campo (posto che non potrà fare il General Manager) in un combinato disposto tra le attuali risorse limitate, una società da rilanciare e la salvezza da strappare sul campo. E, aggiungiamo noi, trasparenza, chiarezza di obiettivi da raggiungere e imparzialità di informazione. In parole povere, Conti ha lasciato a El General il cerino acceso in mano.

3) ALLENATORE CERCASI

In queste circostanze l’allenatore non è mai l’unico colpevole, ma è quello che ci mette la faccia. E a volte ce la perde pure. Non ci nascondiamo dietro a un dito. Adriano Vertemati è la peggiore delusione di questo inizio di stagione. Sin dalla amichevole con Tortona, la nostra impressione (confortata da quella di un ben più autorevole e noto addetto ai lavori, la cui identità chiaramente non riveleremo nemmeno sotto tortura) era di una squadra confusa e confusionaria, con giochi offensivi “datati”. E non è tutto. Il pervicace rifiuto nel preparare la difesa a zona, in una squadra di non-difensori, è una convinzione dogmatica ai limiti dell’autolesionismo, non foss’altro per mascherare i limiti dietro e per provare a dare ritmo davanti. Attilio Caja insegna (zonone bulgaro piazzato sin dalla prima palla a due e buonanotte suonatori). E aggiungiamo altro. Non ci è piaciuto nemmeno un atteggiamento saccente nell’affermare che “la zona è l’anti-basket” oppure “sono stufo di essere considerato un allenatore giovane dopo tanti anni in panchina”: affermazioni che potrebbero fare Ettore Messina e Sergio Scariolo, non un esordiente in serie A. Ciliegina sulla torta, un rapporto che è apparso subito complesso con alcuni giocatori (Egbunu, Jones, Beane), anche perché quando incominci a perdere si fa sempre in fretta a scaricare le responsabilità, soprattutto da parte degli americani. L’immagine plastica è, a fine partita, il ritorno (triste, solitario y final) di Vertemati a capo chino negli spogliatoi, sommerso dai fischi e vanamente inseguito da John Egbunu per il saluto di squadra a centrocampo. Questa è una situazione rimediabile? “Vertemati è un grande allenatore” (citazione di Andrea Conti, che l’ha fortemente voluto in estate). Gli crediamo, vista anche la buona stampa di cui gode, ma raddrizzare la baracca sembra difficilissimo. La panchina incomincia a scricchiolare, la suggestione Meo Sacchetti è molto forte, però le risorse della società sono limitate e il contratto “garantito” 2+1 a favore dell’allenatore ex Treviglio sono ostacoli molto importanti.

4) SALVATE IL SOLDATO JOHN

Il basket è bello perché è vario. Lo diciamo pensando innanzitutto a noi stessi. Scoprire però che, secondo qualche testata locale, il principale protagonista del Titanic-Openjobmetis sarebbe John Egbunu è veramente singolare. Ma chi? Il pivot da “doppia doppia” nelle prime tre giornate e che ha consentito di svoltare la stagione l’anno scorso? Poi naturalmente bisogna utilizzare il nigeriano per quello che sa fare (come tutti i giocatori). L’anno scorso in attacco aveva Ruzzier a innescarlo sui pick-and-roll e non doveva andarsi a prendere i palloni solo nelle royal rumble sotto canestro. In difesa ha mobilità ridotta, ma è colpa sua se nei continui cambi difensivi è costretto ad accoppiarsi con Cinciarini? Non è che si potrebbe proteggerlo (ariecco la zona…) ed esaltarlo nella sua verticalità? Se poi tira un calcione alla panchina dopo l’ennesimo cambio, beh forse in queste condizioni lo avremmo fatto anche noi. E niente, dopo “Gentile il miglior giocatore di sempre” e “Adriano Vertemati allenatore predestinato” ci mancava pure John Egbunu mostro di Firenze. Salvate il soldato John.

5) UNA RISPOSTA AI TIFOSI E A CHI AMA VARESE          

“Mi dispiace davvero per la gente che ha a cuore questa società”. Parole e musica di un altro innominato ex (un pò avvelenato). Che condividiamo totalmente. Uno spettacolo del genere non lo auguriamo a nessuno. Soprattutto alla gente di Varese. Ai tifosi che pagano l’abbonamento e il biglietto (purtroppo sempre meno, ma con uno spettacolo simile…). Ai consorziati. Agli sponsor. Al trust. Agli addetti ai lavori. Ai giornalisti (sicuramente criticoni, ma sempre per troppo amore). A chi si fa un mazzo così per tenere in piedi la gloriosa società. A chi nonostante tutto ama la Pallacanestro Varese. Perchè qui non c’è in ballo una vittoria o una sconfitta. C’è in ballo la dignità. La dignità di una storia. Come se ne esce? Lo chiediamo a chi di dovere (in questo momento non si capisce bene chi, ma sarà Luis Scola). Noi ci siamo e ci saremo. Senza lisciare il pelo al potente di turno, ma con la forza della nostra indipendenza e libertà di giudizio. Nel bene e nel male.

OJM imbarazzante, Caja porta a scuola Vertemati (106-67)

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