Ospedale unico Busto-Gallarate: chi vuole speculare?

pci varese

Noi come PCI è da tempo che ci siamo espressi contro l’Ospedale unico Busto Arsizio – Gallarate. Infatti si è contrari alla costruzione di un ospedale unico per diversi motivi che qui si proverà ad elencare.
La nostra formazione politica da tempo segue tutto l’iter Regionale di questa altra “follia” Sanitaria Lombarda, e dando uno sguardo veloce, ai POAS (Piano di Organizzazione Aziendale Strategico) Asst Olona e Sette Laghi, si è compreso sin da subito che vi è un’apparente confusione riorganizzativa ospedaliera a livello territoriale, e dice apparente perché difatti se si prova a spulciare nelle assunzioni del personale, si capisce che uno dei problemi dei due ospedali è la mancanza di personale.
Allora, prima domanda, “la costruzione dell’Ospedale unico risolve questo problema? E’ proprio vero che grazie a questo mega appalto tutte le difficoltà in tal senso presenti nel sud della provincia si dissolvono? Se è così come mai allora l’ex assessore Gallera forte sponsor di questa costruzione, insieme a Fontana, a fronte della soluzione della presente  problematica, il sopraindicato “duo”, Fontana-Gallera, hanno ammesso che la loro legge (proposta dalla giunta Maroni), la legge 23, è disastrosa.
Ma ancora un preliminare prima di entrare a capire la complessità dell’ idea del “Nosocomio unico”, ci  si domanda dove si vorrebbe far nascere questa struttura sanitaria e soprattutto i terreni a chi appartengono? Ed a quanto può ammontare il profitto dalla vendita degli stessi, e, successivamente si è tenuto conto del consumo del suolo? Ed ancora, per  i due ospedali, chi avrà l’appalto per la loro demolizione, o riconversione? E poi costruire questo nuovo ospedale con project financing? Come diceva qualcuno un pò  di anni fa che a pensar male ci si “azzecca”, non è che l’impresa per la costruzione dell’Ospedale unico aprirà le porte ad ogni sorta di attività, mettiamola così, “poco  chiare”,  borderline  per la stessa “legalità e la trasparenza amministrativa?” E non è forse anche corretto chiedersi, perché il” Progetto Finanziato”, una procedura questa  già messo in pratica da Formigoni, “una pratica” che è divenuta  poi la punta di diamante della Regione Lombardia, da Maroni al duo Gallera Fontana, questo ”Progetto Finanziato” non è uno strumento a doppia faccia? Nel project finance, infatti, viene utilizzata un SPV (Special Purpose Vehicle), dove una società neo costituita grazie alla quale si può mantenere separati i beni del progetto da quelli dei soggetti promotori, ovvero da coloro che propongono l’iniziativa di investimento; insomma la messa in opera di un meccanismo giuridico che nei fatti appare poco chiaro, e, in prosecuzione si potrebbe aggiungere che è decisamente macchinoso e poco trasparente.
Invitare i più a leggere il monitoraggio della presenza Mafiosa, in Lombardia, (vedi quanto si sostiene  nelle informative date in tal senso da parte dell’osservatorio della criminalità organizzata, dell’università di studi di Milano), e in provincia di Varese è quasi un atto dovuto. Ricordare che in Lombardia abbiamo già avuto un esempio assai significativo in quest’ambito può tornare utile, quello dell’Ospedale San Paolo che tutti ricordano (“Il  Giornale.it”  del 25 novembre del 2011), e in tal senso è possibile ipotizzare che questo mega progetto dell’Ospedale unico, Busto Arsizio-Gallarate, non possa essere oggetto di interesse per l’attività illecita organizzata ben presente nel territorio varesino? Il 10 marzo 2021 viene pubblicata, sul Bollettino Ufficiale della Regione Lombardia la D.g.r. 3 marzo 2021 – n. XI/4385 “Determinazioni in ordine agli indirizzi di programmazione per gli investimenti in sanità per il periodo 2021-2028”, che prefigura, senza porre alcun vincolo, la distribuzione nel periodo 2021/2028 di risorse effettive e presunte per complessivi 4 miliardi di Euro, su tre assi: assistenza territoriale, “transizione ambientale” e “tecnologie innovative di diagnosi e cura”.
Inoltre in questa delibera ricompare l’ipotesi dell’ospedale unico Busto-Gallarate dopo che, per due volte nell’arco di quattro anni, Regione Lombardia e gli altri soggetti coinvolti (i comuni di Busto Arsizio e Gallarate, ATS Insubria e ASST Valle Olona) hanno lasciato scadere i termini che dovevano portare alla definizione dell’Accordo di Programma.
Ora, analizzando i contenuti della DGR 3 marzo 2021 – n. XI/4385 possiamo dire L’ospedale unico nasce, per gli errori di questa Regione che con i tagli dei posti letto, e chiusure di reparti dei due ospedali, hanno avvantaggiando la Sanità privata dei loro amici, infatti basta guardare le regalie fatte alla clinica San Donato dove il presidente è Angelino Alfano e l’amministratore è Maroni.
Infatti i fondi CIPE ex L. 67/88 e legge di Bilancio 2019 (673 milioni di Euro) citati nella DGR, dai quali nel gennaio 2019 Regione Lombardia dichiarava di poter attingere per la costruzione del nuovo ospedale [costo stimato 350 milioni di Euro], dovranno essere spesi per gli scopi per i quali potevano e potranno essere effettivamente erogati: “adeguamento alla normativa di prevenzione degli incendi, adeguamento sismico delle strutture sanitarie, ammodernamento tecnologico”.
Questi 673 milioni di Euro, disponibili dal 20 gennaio 2020 (data di pubblicazione della delibera CIPE) sono rimasti congelati perché abusivamente destinati agli ospedali unici Busto Arsizio-Gallarate e San Paolo-San Carlo di Milano. Nella DGR, come appare chiaro, si prevede di finanziare il nuovo ospedale di Busto Arsizio – Gallarate [il costo stimato nel 2019 era 350 milioni di Euro] con risorse non certe afferenti alla “transizione ambientale”, e quindi provenienti dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Ma anche queste somme non potranno essere utilizzate a tale scopo, perché la dismissione degli ospedali esistenti e la costruzione di uno nuovo non c’entra nulla con la transizione ecologica.
Dei 4 miliardi, tra effettivi e presunti, allocati dalla DGR per il triennio 2021-2028, solo 500 milioni di Euro vengono destinati all’adeguamento prevenzione incendi e sismico delle strutture sanitarie lombarde, a fronte di un fabbisogno documentato di almeno 2,5 miliardi di Euro, che Regione Lombardia ha dovuto quantificare su richiesta del Ministero della Salute.
Facendo invidia agli esperti del gioco delle tre carte, la Giunta Regionale Lombarda sposta risorse più o meno virtuali da una voce all’altra, giocando con la salute della popolazione e con la sicurezza di pazienti e operatori sanitari, e mistificando la prospettiva della transizione ecologica.
Per questo il Partito Comunista della Provincia di Varese è contrario, perché ad oggi questa Regione non ha ancora fatto una analisi del fabbisogno dei Territori, e però si dà luogo alla costruzione di mega palazzoni invece qui s’intende rilanciare una politica volta ad un potenziamento della medicina territoriale, con un sistema sanitario volto alla prevenzione e alla medicina di base, diversamente si rischia, a nostro modo di vedere, di andare incontro sempre di più allo sfascio Sanitario.
Per cui come PCI di Varesino si vuole evidenziare la pericolosità di questo modus operandi. In altri interventi lo abbiamo già denunciato, abbiamo detto, infatti, che il modello Sanitario Lombardo è fallimentare, ed a maggior ragione è ”fallimentare” anche perché lo si vuole indicare come “il modello Sanitario Nazionale”.
Per il Partito Comunista Italiano della  Provincia di Varese è invece fondamentale rilanciare la Riforma Sanitaria 833, ed avviare nella provincia di Varese la costruzione della Casa della Salute, e che con i due ospedali potenziati avremo una Sanità vicino ai Cittadini, l’idea  quindi di una rete sanitaria pubblica diffusa senza far diventare gli ospedali, l’unica fonte Sanitaria. Orbene come PCI siamo disponibili a discutere del modello Sanitario tenendo presente l’art 32 della Costituzione Italiana, e soprattutto; Con la Legge 23 dicembre 1978, n. 833 è stato istituito il servizio sanitario nazionale; infatti, con essa viene sancito il concetto di salute inteso come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, oltre va progettato ed applicata la Legge Basaglia si intende in Italia la legge 13 maggio 1978, n. 180, in tema di “Accertamenti e trattamenti sanitari volontari e obbligatori”. E La 194 consente alla donna, nei casi previsti dalla legge, di ricorrere alla IVG in una struttura pubblica (ospedale o poliambulatorio convenzionato con la Regione di appartenenza), nei primi 90 giorni di gestazione; tra il quarto e quinto mese è possibile ricorrere alla IVG solo per motivi di natura terapeutica.

PCI Federazione di Varese

Ospedale unico, Pci Gallarate: «Soltanto noi da sempre contrari»

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