Il parroco di Beata Giuliana a sindaco e forze dell’ordine: “Basta notti folli”

parroco beata giuliana

BUSTO ARSIZIO – Delle «notti folli», non ne può più nemmeno il parroco di Beata Giuliana do Giovanni Fumagalli, il quale pubblica una lettera sul bollettino parrocchiale nella quale si rivolge a giovani, genitori, sindaco e forze dell’ordine. Insomma il livello di sopportazione è al limite, tanto che secondo il sacerdote per risolvere il problema serve un intervento drastico.

L’ultimo episodio, ovvero il cassonetto dei vestititi usati incendiato, è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Un vaso davvero colmo poiché don Giovanni racconta alcuni dettagli di queste notte folli: «Urla bestiali, bestemmie, pallonate contro i due mosaici e le porte della chiesa, deiezioni ed escrementi sul piazzale e nel retro del campanile, musica a palla dalle auto, abbandono di ogni tipo di rifiuto. Un quadro deprimente che si ripete ormai tutti i giorni. Una piazza bellissima che diviene ostaggio di diversi gruppi che si sentono sempre più padroni, certi della loro non punibilità».

Già perché tentare di fermarli sembra impossibile. Ci ha provato anche il sacerdote parlandogli. Senza riuscirci. «Vi assicuro che a volte, oltre che a risponderti maleducatamente, ti fanno paura. Sono evidentemente alterati da qualche sostanza stupefacente o dall’alcol. Poi i gruppi continuano a ruotare». L’unica soluzione è «una mobilitazione più forte della cittadinanza. A partire da questa lettera che invierò al sindaco, alla polizia, ai carabinieri, alla stampa. Chiedo a chi si muove bene sui social di dare risonanza a questo scritto. Non si risolve il problema ma, almeno, aiuta a sensibilizzare». Don Fumagalli poi si chiede «cosa poter fare?» per non fermarsi «in modo deprimente, al senso della sfiducia, della rassegnazione. Certamente sono convinto che le ronde dei cittadini non siano la soluzione migliore. Impossibile per le energie umane insufficienti, ma soprattutto perché questo è compito delle forze dell’ordine. Nel Paese ci sono già troppi segnali della deriva di questo tipo, che sfociano, purtroppo, in un male peggiore di quello che si vorrebbe curare». Il parroco quindi mette sul tavolo due suggerimenti: «Le forze dell’ordine passando sul piazzale dopo mezzanotte, controllino i documenti e di fronte a un’evidente disturbo e schiamazzo, invitino i ragazzi per una settimana in caserma a firmare alle 7 del mattino. Sono sicuro che modulerebbero meglio gli orari del loro divertirsi. Oppure li si obblighi a lavori socialmente utili come pulire giardini, parchi e scritte dei muri, a verniciare gli arredi, magari a qualche ora di volontariato. D’altra parte qui si sta investendo sul nostro futuro. Vale la pena di cimentarsi».

Infine don Giovanni rivolge alcune domande ai genitori di questi ragazzi: «Non sentite di questi problemi? Chiedete ai vostri figli, vi informate?» e conclude: «Cari genitori non accontentandovi, in modo ingenuo, della prima risposta: “Non siamo noi”. Inoltre quando tuo figlio torna alle 4 di mattina, quasi sistematicamente, non lo poni di fronte a qualche regola? Non ragioni con lui? So che ci sono situazioni familiari non facili. Con i giovani non è semplice rapportarsi, però ciascuno deve fare la propria parte. Mi preoccupa anche la presenza fino a tarda notte di ragazzine or- mai appiattite sull’imitazione del modello maschile in questi tipi di comportamento».

 

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