Pasticcerie Paganini, l’avvocato: «Tornano i clienti, credibilità professionale garantita»

BUSTO ARSIZIO – Pasticcerie Paganini riaperte: «I clienti sono tornati. Evidentemente la credibilità dei miei assistiti, costruita in anni di lavoro, non è stata scalfita dall’accaduto». Cesare Cicorella, legale dei titolari dei due negozi sequestrati lo scorso 24 ottobre, e dissequestrati lo scorso 15 novembre, mette in chiaro alcuni aspetti della vicenda. Il primo accesso ai negozi da parte degli inquirenti risale al luglio 2019. «All’epoca non avremmo potuto in alcun modo eliminare la merce contestata – spiega Cicorella – Non avremmo potuto semplicemente perché non sapevamo di cosa fossimo accusati. Di seguito è arrivato il provvedimento di sequestro e, come evidente, a quel punto, non abbiamo più potuto toccare nulla».

Merce già destinata a essere buttata

Cicorella ribadisce che la merce scaduta trovata negli esercizi commerciali: «Era già destinata ad essere buttata, non certo ad essere servita ai clienti» e aggiunge che il dissequestro è avvenuto «Quando, come sempre accade in Italia, abbiamo accettato di pagare. E qui mi fermo». I titolari hanno fatto richiesta di oblazione per le contestazioni amministrative per un totale di 38mila euro. «Sul fronte mancati corsi di aggiornamento e mancate visite mediche ai dipendenti, vale, purtroppo lo stesso principio».

Contestazioni già risolte

Buona parte delle contestazioni è già stata risolta. Resta in piedi il capitolo dei delitti contestati dal pubblico ministero Francesca Parola e cioè, retribuzioni difformi dai contratti in violazione alla normativa sull’orario di lavoro e approfittando dello stato di bisogno dei dipendenti. I quali, sempre secondo le accuse, sarebbero stati in più occasioni anche minacciati di licenziamento e di cattive referenze qualora non avessero accettato dette condizioni di lavoro, nonché in un caso, di incendio dell’autovettura di una dipendente. «Abbiamo già raccolto le testimonianze di alcuni dipendenti che vanno in senso contrario – conclude Cicorella – Abbiamo già detto che a nostro parere si è trattato della “ritorsione” di dipendenti ai quali, per ragioni legittime a nostro parere, non è stato rinnovato il contratto. Tutto è scoppiato all’improvviso. Ma scusate: quale dipendente, lo dico a titolo d’esempio, lavorando sei ore e vedendosene pagare 4 non avrebbe sporto denuncia? Ebbene, denunce, in questo senso non ce ne sono mai state. Credo che questo sia abbastanza significativo».

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