Busto, pasticcerie Paganini: «Vendetta di un dipendente. Questa è l’Italia»

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BUSTO ARSIZIO – Contro indagine della difesa dopo la chiusura delle pasticcerie Paganini. Cesare Cicorella, legale dei titolari dei due negozi storici, punto di riferimento per Busto Arsizio da 40 anni a questa parte, non ha dubbi: «Sapremo dimostrare l’estraneità ai fatti contestati».

Questa è l’Italia

Primo punto: gli alimenti scaduti trovati nelle due pasticcerie poste sotto sequestro preventivo ieri su ordine del gip Luisa Bovitutti e su richiesta di Francesca Parola, il pm che sta coordinando l’inchiesta. «Non erano alimenti da somministrare ai clienti – spiega Cicorella – Erano pronti per essere buttati quando è stata eseguita l’ispezione. E del resto la fama dei miei assistiti è prova in questo caso: in 40 anni hanno saputo costruire una reputazione ineccepibile. Per qualità del lavoro e dei prodotti serviti ai clienti». Quegli ingredienti scaduti, in alcuni casi, da 3 anni, erano dunque da gettare nei rifiuti. Questa la linea difensiva. E non solo. Le contestazioni vertono anche sul trattamento riservato ai dipendenti. «Una ripicca da parte di chi non si è visto riconfermare il contratto di lavoro – Cicorella non ha dubbi – E del resto prima di oggi, e ribadisco parliamo di una storia di impresa famigliare lunga 40 anni, non c’è mai stato un solo problema. Un caso che accada proprio adesso, dopo il mancato rinnovo di un contratto? ».
Cicorella annuncia: «Sentiremo uno per uno i dipendenti. Li sentiremo noi, per avere un’esatto quadro della situazione. Qui parliamo di persone oneste, capaci, che hanno sempre lavorato in modo onesto fornendo un ottimo prodotto. Il contraccolpo per un’attività riconosciuta in città e che ha sempre dato lavoro sarà forte, ma certo, questa è l’Italia».

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