Il Mes, il Recovery Fund, Conte e la voglia di ricominciare

pellerin conte mes pandemia

di Ivanoe Pellerin

Cari amici vicini e lontani, è davvero difficile tenere l’orientamento in questo drammatico periodo dal momento che i nostri rappresentanti fanno a gara a confondere le poche idee superstiti alla pandemia. Pur dotato di qualche titolo di studio e di un decente curriculum sul piano sanitario, mi sento straordinariamente insufficiente a orientarmi appena esco fuori dal territorio della provincia e mi permetto, con evidente cautela, qualche scorribanda intorno alla politica nazionale.

Veniamo al punto. Non ho ancora capito granché circa il Mes, quanto convenga, quanto costi, quanto potrebbe pesare sul debito nazionale già enorme. Alcuni affermano che non ci sono vincoli, altri invece che ci sono “eccome” insieme ad un po’ di interessi, anche se a buon mercato. Alcuni sostengono che dobbiamo prendere questi miliardi di euro dedicati alla sanità, e tutti siamo sicuri che c’è un estremo bisogno, altri assicurano che questi soldi possono essere reperiti in un altro modo, assai meno oneroso. Alcuni sostengono che questi soldi sono prontamente a nostra disposizione “basta la parola”, altri che sono una trappola economica dal momento che nessun’altra nazione in Europa ne ha fatto richiesta. Quando moltissimi parlano a gran voce uno sull’altro, pochi riescono ad intendere. Io sono fra questi.

pellerin conte mes pandemia
Ivanoe Pellerin

Non solo. Siamo tutti felici che l’Europa abbia approvato il piano emergenziale per questa stagione pandemica ed abbia riservato all’Italia un’enorme quantità di miliardi, ma sottolineo che una parte di questi soldi sono, ancora una volta a debito, cioè dovranno essere restituiti nei tempi e nei modi che ancora non sono stati chiariti e che questo comunque sarà deciso a Bruxelles. In compenso il piano per accedere all’esclamativo Recovery Fund (mi raccomando pronunciatelo bene a “Un giorno da pecora”!) è ancora approssimativo e le varie voci che riguardano TUTTI NOI (è bene ricordarlo con la maiuscola) riposano nel “grembo di Giove” o meglio nella fantasia del nostro premier Pontifex Maximus che governa a colpi di DPCM, di sussidi e task force e che per tradurlo in realtà, ha immaginato una schiera di esperti superando, con un balzo non proprio democratico, le competenze dei vari Ministeri e del Parlamento. Ma vi sembra possibile?

In politica estera siamo ancora al “sussurri e grida”. È impensabile consegnare alla giustizia i barbari assassini di Giulio Regeni poiché la Sicurezza Nazionale egiziana fa parte di un sistema militare impegnato in uno scontro mortale con gli islamisti dei Fratelli Mussulmani. Come suggerisce l’ottimo giornalista Gian Micalessin, esperto di cose medio-orientali, questo apparato garantisce la sopravvivenza del governo egiziano. Purtroppo ho l’impressione che rompere con l’Egitto sia deleterio. Nel giorno in cui hanno prolungato la detenzione di Patrick Zaki nelle prigioni egiziane, il presidente Al Sisi è stato ricevuto con tutti gli onori dal presidente Macron che gli conferito la Legion d’Onore. Si potrebbe dire che questo è il “paso doble” dell’Europa ma noi ne siamo tagliati fuori, direi completamente. Non siamo neanche in grado di riportare a casa i nostri 18 pescatori detenuti illegalmente nelle prigioni libiche di Haftar. Ma non avevamo la marina militare più presente e dotata nel Mediterraneo? E i nostri magnifici incursori che tutti ci invidiano? Evidentemente sono  disponibili solo per l’addestramento di ardimentosi di altri paesi con una politica un po’ più “muscolare”.

Procediamo ancora. Come già detto, l’ultimo rapporto Censis mi pare abbia certificato che il 58% degli italiani è disposto a cedere quote di libertà in nome della salute collettiva e per una sicurezza che, peraltro, nessuno può davvero garantire. In una notevole intervista il professor Marcello Pera (che io ammiro molto) filosofo e politico di gran razza, presidente del Senato 2001/2006, ricorda la battuta di Boris Johnson che fece arrabbiare il presidente Mattarella. Johnson disse che gli inglesi amano la libertà più degli italiani che prediligono la sicurezza. E se avesse ragione? Mi auguro di no, ma temo di sì.

Con il nostro gigantesco debito pubblico, vicino al 169% sul PIL, nonostante le enormi capacità di risparmio degli italiani, con questo sistema socioeconomico basato su mancette e reddito di cittadinanza nonostante l’ancora straordinaria laboriosità italica che inventa lavori che non ci sono, con questa classe politica approssimativa nonostante la pochette di Conte, con la nostra difficoltà a risolvere i problemi che ci hanno sconvolti nonostante i banchi a rotelle ed i monopattini, io credo che l’Italia abbia ancora la capacità e la volontà di voler essere ben presente in Europa; io credo che la maggioranza degli italiani abbia voglia di rimboccarsi le maniche e di darsi da fare per ricostruire la nazione.  Credo che l’Italia abbia bisogno solo di una spinta, di un forte stimolo, di una speranza (esse minuscola, sia chiaro) per il futuro. Credo che ciò sia vero e credo che sia il caso di dirlo con parole forti e chiare.

Cari amici vicini e lontani, anche se molti italiani sognano l’espatrio od un governo a trazione franco-tedesca, anche se il sommo Dante, colui che per primo ha inventato l’Italia, sognava la discesa degli imperatori stranieri, anche se questo  scoraggiante apri-chiudi ha lesionato fortemente la forza dell’imprenditorialità e della fantasia italica, io credo ancora nelle capacità del nostro amato paese che, proprio di fronte alle difficoltà, ha saputo sempre inventare un incredibile numero di modi di riscattarsi e di riprogettare il tempo che viene.

Non vorrei proprio accomodarmi in poltrona e pensare che il 2020 per dirla con Giacomo Leopardi (“il presente è piccolo e insipido per natura a tutti gli uomini”) è stato un anno insipido per l’Italia. Suvvia, traiamo dagli affanni lo spirito e la forza per affrontare con tenacia e decisione il futuro che viene. Meditate gente, meditate!

pellerin conte mes pandemia – MALPENSA24