Per non darla vinta al virus, fuori la verità

coronavirus inchieste regione verità

Era scontato che finisse con le procure a caccia di veri o presunti responsabili. Era scontatissimo qui in Lombardia, dove il coronavirus ha colpito con la forza di un maglio, e dove non ha ancora terminato la sua devastante opera. Epidemia colposa, è l’ipotesi di reato attorno alla quale lavorano i pubblici ministeri. Da Bergamo a Milano si cercano le prove di indeterminatezze, negligenze, sciatterie gestionali che hanno moltiplicato in modo esponenziale i contagi. Lasciando sul terreno un numero impressionante di vittime.

Che cosa sia successo all’ospedale di Alzano Lombardo, che cosa ancora succede dentro molte case di riposo non è risaputo con certezza. Le autorità e i dirigenti chiamati a governare una situazione peraltro complicatissima si palleggiano le responsabilità delle decisioni o, peggio, della mancanza di decisioni che hanno aggravato un contesto già difficile di suo. Non è un gran bel vedere alla luce dell’emergenza che deve ancora finire e in previsione di una fase 2 di cui si sa poco o niente e che non lascia supporre gran che di buono.

Le inchieste giudiziarie sono all’ordine del giorno all’indomani di tragedie o eventi catastrofici. Non potrebbe essere diversamente, soprattutto in un Paese che corre ai ripari sempre dopo, mai prima. Giulio Gallera, assessore regionale al Welfare, ha ragione quando afferma che sulla Lombardia è esplosa la bomba atomica, che nessuno poteva prevedere quali fossero le conseguenze, di sicuro non in queste dimensioni. Forse qualcuno poteva però agire con maggiore accortezza laddove, vedi il caso della Bergamasca, era possibile intuire che la situazione stava sfuggendo di mano. Facile dirlo dopo. Ma nemmeno si può giustificare tutto.

Qualcosa non ha funzionato e non sta funzionando, benché sia doveroso riconoscere a Palazzo Lombardia un impegno straordinario, senza soluzione di continuità. Un lavoro in un contesto sanitario senza precedenti, al netto di normative del governo che generano confusioni e contraddizioni, con l’assenza di chiarezze anche e specialmente da Roma. Chi decide? Chi comanda? A parecchie settimane dall’inizio dell’emergenza, non si è ancora capito. Tranne il fatto che c’è chi la butta in politica, come al solito. Vergognoso.

Di chiarezza ce n’è bisogno, eccome. Palazzo Lombardia insiste sulla scelta di informare tutti e tutti i giorni. Le conferenze stampa si susseguono quotidianamente. Addirittura sono state istituite commissioni d’inchiesta per accertare che cosa sia accaduto al Pio Albergo Trivulzio e nelle Rsa falcidiate dal Covid-19. Esigenza, quella di sapere, che riguarda anche il territorio varesino e dell’Alto Milanese, dove alcune case di riposo hanno pagato e stanno pagando un prezzo altissimo per contagi e vittime. Dove personale, famigliari degli ospiti e sindacati lanciano accuse su inadempienze e leggerezze che avrebbero aggravato la situazione. Si poteva evitare tutto ciò? Come si dice, la magistratura farà il proprio lavoro. Prima però che si conoscano i risultati delle inchieste giudiziarie sarebbe opportuno che sia proprio la Regione a dirci come sono andate, come vanno e come andranno le cose. Un’esigenza ineludibile di verità per non vanificare il grande impegno, lo spiegamento di forze e di risorse, dei quali si parlava poco prima. Più che un dovere istituzionale, arrivare alla verità è un obbligo morale, quanto meno per rispetto di coloro che ci hanno lasciato. Altrimenti, comunque trovi sbocco l’epidemia, l’avrebbe vinta il virus.

coronavirus inchieste regione verità – MALPENSA24