Piano segreto sui rischi della pandemia, Fontana vuole la verità: «Conte chiarisca»

MILANO – È giallo sul piano nazionale della pandemia, svelato dal Corriere di oggi, 22 aprile, e confermato dal direttore generale del ministero della salute Andrea Urbani. Già da gennaio sul tavolo della task force contro il Coronavirus ci sarebbe uno studio, poi secretato dal governo, che arrivava a prevedere un numero tra i 600mila e gli 800mila morti nello scenario più catastrofico di diffusione del virus nel nostro Paese. Il governatore Attilio Fontana si rivolge al premier Conte: «Chiarisca. Se sapeva e ha tenuto segreti i rischi è gravissimo».

Le parole di Fontana

Il governo era al corrente dei rischi della pandemia ma li ha tenuti segreti. L’ha detto il direttore generale del ministero della Sanità, Urbani, parlando di un piano riservato. Sono rivelazioni gravissime: è la verità? L’Italia e la Lombardia hanno il diritto di sapere. Chiedo chiarimenti al presidente del Consiglio Giuseppe Conte.

La rivelazione

Il piano nazionale di emergenza contro il Covid-19, elaborato prima di dichiarare lo stato di emergenza sulla base del contagio in corso in Cina, è stato svelato dal Corriere della Sera in un articolo firmato da Monica Guerzoni. Si tratterebbe di uno «studio chiesto dalla task force sul Coronavirus istituita il 22 gennaio» ed «elaborato dalla Direzione programmazione sanitaria del ministero, con l’Istituto superiore di sanità e l’Inmi Spallanzani», per preparare il Paese all’impatto sul sistema sanitario nazionale, «identificando una serie di eventuali azioni da attivare in relazione allo sviluppo degli scenari epidemici, al fine di contenerne gli effetti». Uno studio talmente drammatico che a febbraio il governo ha deciso di secretarlo. I modelli matematici analizzati sulla base di quanto stava accadendo a Wuhan arrivavano a delineare, nel caso «più catastrofico, con un tasso di contagiosità (R0) superiore a 2», un numero di morti tra i 600 e gli 800mila. Un dato possibile se non si fosse operato il lockdown, rivelato dal direttore generale della Programmazione sanitaria, Andrea Urbani, nel difendere la struttura «dall’accusa di aver perso tempo nella gestione dell’emergenza». Di quelle proiezioni, però, le regioni non sarebbero state messe a conoscenza, con le conseguenze che abbiamo purtroppo visto.

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