Piazzisti pre elettorali a colpi di slogan

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Presi così, nessuno ha torto. Sono i leader e gli esponenti dei partiti in corsa per le urne di settembre. Un coacervo di parole, idee, proposte, contraddizioni, slogan e, manco a dirlo, delegittimazioni reciproche, spesso condite da insulti, che stanno infiammando la campagna elettorale. C’è da perderci la testa. Che sia sempre stato così in tempo pre elettorale, può essere. Che il contesto nazionale e internazionale si sia mai presentato tanto drammatico, forse no. Anzi, no. A cominciare dalla crisi energetica che aggrava quella economica. Un problema di sostanza, destinato a produrre conseguenze peggiori già nell’immediato futuro. E per il quale non pare ci siano soluzioni altrettanto immediate, benché la politica provi a indicarne alcune più o meno sostenibili, però ancora tutte da dimostrare nella pratica e, soprattutto, condizionate agli sviluppi internazionali. La sensazione è che il periodo di “lacrime e sangue”, cominciato con la pandemia, sfociato nella guerra in Ucraina e nell’attuale, pesantissima congiuntura, sia destinato a durare a lungo.

Nel frattempo, in Italia si vota. Voto anticipato dall’improvvido licenziamento del governo Draghi da parte di alcuni partiti ingolositi dai sondaggi a loro favorevoli e capitato nelle settimane più tragiche per i costi dell’energia che si ripercuotono su famiglie e su intere filiere manifatturiere, artigianali e commerciali. Scenario complicatissimo, come appare ovvio. Ma che non scoraggia coloro i quali vanno presentandosi al giudizio dell’elettorato. Al contrario, ne traggono spunto per cercare di dare sostanza alla loro campagna elettorale. Giocata in tanti modi, in Tv e sui social. Terreno, quest’ultimo, sgombro da paletti e limiti di par condicio, che offre straordinarie praterie comunicative nel pur breve tempo fino al 25 settembre. Un’alluvione di slogan per stimolare l’immaginario dei singoli e quello collettivo. Messaggi semplici, di facile comprensione, tutti ad effetto, con l’obiettivo di rassicurare. Tutti ci mettono la faccia, Salvini, Meloni, Letta, Berlusconi, Conte, Calenda, Renzi e via elencando. Dal “Credo” leghista, puntato verso l’elettorato cattolico, al meloniano “Pronti”,  fino al “Dalla parte giusta” di Conte, a “L’Italia sul serio” di Calenda, per finire al berlusconiano “Oggi più che mai una scelta di campo” che rimanda agli esordi in politica del Cavaliere, e al “Scegli” di Enrico Letta, quasi a voler sottolineare lo scontro con la destra e, principalmente, con Giorgia Meloni.

Claim a misura di social, potremmo dire. Ma anche a misura di una promozione personale e politica semplificata, per un elettorato che non vuole complicarsi la vita, già complicata di suo. Termini immediati, che mettono in luce i leader. E non a caso. Perché è vero che molto possono e fanno i personaggi di questa campagna elettorale, la loro empatia, la loro presa sulla gente. I programmi, certo. Le soluzioni alle questioni aperte, d’accordo. Il gas, l’energia, la guerra, la pandemia: se ne parla, si, però… Precedenza alla pubblicità, quella che non impegna e a conti fatti favorisce un’illusione. Lo scopo? Scontato: indirizzare la scelta dentro la cabina elettorale. Quasi quasi alla maniera di Mike Bongiorno: vuole la uno, la due o la tre?

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