Quella strana guerra dei virologi alla terapia del plasma

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di Gian Franco Bottini

Speriamo che il virus abbia il nostro stesso calendario e sia stato avvisato che dal 4 maggio anche lui dovrebbe cambiare registro abbassando le sue pretese. Lo speriamo perché da quella data in poi ci pare che in generale la “strizza” si sia un po’ allentata e prova ne è che, qua e là, sta sbucando “la coda del diavolo” con il suo classico “ odor di bruciato”. Non ci riferiamo certo ai pensionati che con l’apertura dei cantieri pretendono di ricominciare a dare la loro “consulenza” sulle strade, o agli adolescenti con il “nervoso nelle braghe” che dopo un paio di mesi sono difficili da tenere in casa, e nemmeno ai runners o ai cani che devono fare più turni di lavoro per assecondare le voglie pedatorie di una sorta di artificiosa multiproprietà .

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Gian Franco Bottini

Ci riferiamo invece a conduttori televisivi, virologi e politici di varia taglia i quali , entrati nella fase 2, si dimostrano sempre meno attenti ai numeri giornalieri , usciti oramai dalle prime pagine, di una pandemia comunque in atto, e sempre più focalizzati su nuovi interessi di vario genere. Noi siamo assolutamente contrari ai retro pensieri o alle ricostruzioni fantastiche ma non possiamo non ricordare che ci fu un politico, che di “coda del diavolo” se ne intendeva, che a suo tempo coniò la oramai storica frase che “a pensar male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca”.

La categoria dei virologi era fino a un paio di mesi fa pressoché sconosciuta; oggi se chiedete ad un bambino quale mestiere vorrà fare da grande avete l’alta probabilità che vi risponda: “ il virologo”, in luogo degli orami superati calciatore, pompiere, ballerina, disk jockey, influencer e così via. Sono oramai delle vedette e preparatevi a vederli presto frequentare le giostre del Grande Fratello ( ma quello VIP
s’intende!). Speriamo di sbagliarci ma abbiamo purtroppo intravisto nella categoria un alto dosaggio di invidie e gelosie reciproche, oltre ad una conflittualità sempre latente che non lascia mai ne vinti ne vincitori con la comoda scusante che “questo virus è un fatto nuovo e stiamo tutti imparando a conoscerlo”.

Quando la pandemia finirà probabilmente anche questa notorietà tenderà a finire e allora c’è da augurarsi che non si cerchi di “allungare il brodo” o si pensi che, in fin dei conti, è capitata questa opportunità e bisogna saperla sfruttare fino in fondo. Ci piace considerarli tutti professionisti seri e al di sopra di ogni sospetto, ma il fascino della ribalta e un po’ di “odor di bruciato” latente potrebbero giocare brutti scherzi. Non piace vedere l’accanimento con il quale vien difeso un medicinale piuttosto che un altro, soprattutto seaffiancato alla sufficienza con la quale qualche volta vengono considerate le esperienze o le testimonianze che vengono dalla trincea degli ospedali.

Un esempio è questa vicenda della “terapia del plasma iperimmune” che si è cercato subito di sminuire, proprio da parte di uno di questi virologi “da prima serata”, declassandola al rango di una antica scoperta del 1700. Malgrado ciò è stata poi portata all’attenzione da un modesto Dr.Di Donna dell’altrettanto modesto Ospedale di Mantova , subito ambedue oscurati da un più “prestigioso” Ospedale S.Matteo di Pavia, da
tempo immemore nell’olimpo dei centri ospedalieri ma non sempre per le sue capacità curative, una struttura sicuramente più in abituata a “menar” questo genere di danze.

I virologi da “prima serata” si sono affrettati a spegnare gli entusiasmi con una serie di perplessità, superabili certamente, a loro detta, con un eventuale prodotto di sintesi (leggi: casa farmaceutica) ed elencando molti difetti dei quali l’unico che ricordiamo è quello che con 80 Euro di costo un paziente può migliorare anche in poche ore.

Nel frattempo il Presidente del Veneto Zaia, che virologo non è ma che ha dimostrato in tutta questa vicenda del covid19 un notevole pragmatismo, ha lanciato l’iniziativa di una banca del plasma dei guariti della sua regione e a chi gli riferiva le perplessità dei virologi ha dato questa risposta: “”Al di là delle grandi teorie di tanti, che non vanno neppure in ospedale, io mi fido di più di chi ha il paziente a fianco e lo sta curando. C’erano scienziati – ha continuato – che asserivano che non serviva l’uso della mascherina. Ho sentito scienziati che dicevano che questa sarebbe stata un simil-influenza, che dicevano che qui in Italia il virus non sarebbe mai arrivato, altri che sarebbe stato non fondamentale dotarsi di tampone e così via”.

​ Il covid19, fortunatamente, fino ad ora ci ha graziato, lasciandoci intatte le nostre capacità olfattive che ci  consentono di sentir un vago ”odor di bruciato” , che però francamente speriamo si riferisca solamente ad un passeggero fuoco di paglia.

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