Quell’immenso patrimonio culturale della poesia di Dante

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LEGNANO – Parlare di Dante? Ma Dante è un universo! Ci vuole coraggio a scriverne in occasione del grande anniversario del 25 marzo 2021. Tuttavia, anche se le commemorazioni hanno sempre un carattere glorificante, la vastità sterminata di studi, di saggi, di apoteosi, di eventi celebrativi previsti, questa volta ha davvero ragione di essere.

Dante è il padre della lingua italiana, il capostipite dei più grandi poeti. Lo avevo amato alla prima lettura del poema già da studentessa liceale ed ora lo prediligo ancora come insegnante. Ora cercherò di fare brevemente qualche osservazione semplice: penso all’immenso patrimonio di dottrine filosofiche, cristiane, teologiche, politiche, storiche non solo della Commedia, ma di tutte le altre opere del Poeta. Egli si fa giudice morale di tutti noi, ma canta soprattutto l’amore per Beatrice, meraviglia del creato ed esalta in modo supremo Maria “Il nome del bel fior ch’io sempre invoco e mane e sera”. Senza contare tante altre donne con la varietà delle loro storie. Negli ultimi canti del Paradiso, con altissimo lirismo cerca di spiegare l’essenza di Dio, fiume di luce sfolgorante, Bene supremo, oggetto di conoscenza e di amore, ma deve riconoscere che non è possibile descrivere questo mistero e che è consentito solo contemplarlo.

Ora però, per scendere in terra, parlerò della mia esperienza diretta di ex insegnante: persino negli anni incandescenti della contestazione – 1968/1977 – i miei allievi liceali in classe ascoltavano in perfetto silenzio la letteratura commentata della Commedia e studiavano Dante volentieri. Rifiutavano invece altri autori della nostra letteratura (ad eccezione di Leopardi) e dicevano di “gustare” davvero i versi di Dante e non solo quelli dell’Inferno. Particolare quasi comico: mi immedesimavo con così appassionato fervore nei personaggi danteschi e nelle loro vicende che, durante la lettura in classe, gesticolavo vivacemente, suscitando il sorriso (o il riso?!) dei ragazzi, stavo per dire spettatori, che certamente mi prendevano un po’ in giro… E per concludere, penso che sia inevitabile, nella pletora di parole orali e scritte dei dantisti improvvisati del 2021, anche uno… stupidario di interpretazioni errate, di osservazioni arbitrarie o fuorvianti. Spero solo che il mio povero padre Dante non ne esca massacrato…

Prof.ssa Bruna Agrati, ex docente Liceo “G. Galilei”

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