Il sindaco Radice e Dante: quella umanissima paura per il viaggio

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LEGNANO – Incrociando i miei ricordi di Dante e il momento che stiamo vivendo scelgo il secondo canto dell’Inferno, quello del dubbio che precede il viaggio nell’Oltretomba. “Ma io, perché venirvi? O chi ‘l concede? / Io non Enëa, io non Paulo sono; / me degno a ciò né io né altri ’l crede.”

Si tratta dello smarrimento provato di fronte a un’impresa di cui non ci si crede all’altezza, della paura, umanissima, di chi si chiede: perché proprio a me? Ed è un sentimento, in questo periodo, diffuso al cospetto delle tante difficoltà del quotidiano aggravate dagli effetti della pandemia che stiamo attraversando: è la sensazione dell’impotenza che si trasforma in disperazione.

Ma il timore, che Dante già nel primo canto aveva vinto di fronte alle tre fiere grazie all’intervento di Virgilio, è rimosso, e questa volta per la rivelazione: c’è una volontà superiore a guidare il viaggio.

La prova cui è chiamato – spiega Virgilio – è voluta da tre donne (Maria, Lucia e Beatrice): sapere di non essere solo rincuora il Poeta, lo rende consapevole delle sue forze. Le nostre capacità e possibilità di riuscita sono potenziate se qualcuno è al nostro fianco.

In un momento in cui la sensazione della solitudine muta sovente in angoscia, le parole rivolte da Dante a Virgilio “Or va, ch’un sol volere è d’ambedue / tu duca, tu segnore e tu maestro” dicono che è sempre nella relazione con l’altro il viaggio da intraprendere per uscire dalla selva oscura e arrivare a vedere la luce.

Lorenzo Radice, Sindaco di Legnano

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