Raffaele Cattaneo: «Noi moderati il vero centro. Gli altri? Troppo opportunisti»

LONATE POZZOLO – Moderato, popolare, di centro. «Anzi – dice – dell’unico centro possibile e che permetterà a questo centrodestra di essere meno destra e più centro». Draghiano. In una coalizione dove ci sono partiti, (Fratelli d’Italia), che hanno fatto opposizioni (da sempre) al premier banchiere e partiti che hanno tolto la fiducia e posto fine al governo tecnico di larghe intese: «Io non l’avrei fatto».

Raffaele Cattaneo (nella foto sotto con il dottor Franco Crespi – a sinistra – e l’editore di Malpensa 24 Fabrizio Iseni), varesino, assessore regionale all’Ambiente è, per le elezioni del 25 settembre prossimo, capolista nel listino del proporzionale alla Camera per Noi Moderati, rassemblement composto oltre che dal partito di riferimento di Maurizio Lupi, Noi con l’Italia, anche da Italia centro di Toti e Coraggio Italia di Brugnaro.

Cattaneo, per come sono andate le cose tutti i partiti di centrodestra volevano queste elezioni. Anche voi di Noi con l’Italia?
«Personalmente avrei preferito che il governo Draghi arrivasse alla fine della legislatura e non avrei nemmeno votato la sfiducia. Però le condizioni che si sono venute a creare avrebbero prefigurato mesi di difficile gestione, anzi direi ingestibili».

Insomma è un draghiano. Non si sente “un pesce fuor d’acqua” in questo centrodestra che, seppur con diverse sfumature, ha di fatto mandato a casa il governo?
«Due cose. Uno: i primi a togliere la fiducia a Draghi sono stati i 5 Stelle. Berlusconi e Salvini gli sono andati indietro, ma non dimentichiamo che la legislatura sarebbe comunque finita tra 6 mesi e non tra qualche anno. Due: io credo che la democrazia non possa restare in sospeso per troppo tempo. In democrazia sono i cittadini che devono scegliere da chi farsi governare. Questo per dire che se Mario Draghi avesse dichiarato la sua discesa in politica non solo avrebbe davvero cambiato lo scenario nazionale, ma l’avrei anche sostenuto».

Ma questo centrodestra, dopo tutto quello che è accaduto dalla fine del governo alla composizione delle liste, quanto è davvero coeso?
«D’acchito si può dire che la Meloni è stata coerente fin dall’inizio, mentre le altre forze politiche, compresa la mia, qualche problema di linea l’hanno mostrato. Però il centrodestra è una coalizione che da sempre è in grado di fare sintesi e di governare. Personalmente faccio parte del governo della Lombardia dal 2005 e da 25 anni sono un esponente del centrodestra. E in tutti questi anni i partiti della coalizione hanno sempre trovato punti di contatto. E il programma di queste elezioni non solo lo conferma, ma è composto da punti condivisi e condivisibili da tutti».

Sicuro?
«Certo. Prendiamo il tema dell’immigrazione, argomento su cui sono più sensibili Fratelli d’Italia e Lega. Il programma parla di creazione di Hot spot a gestione europea, di contrasto dell’immigrazione irregolare di gestione dei flussi di migranti regolari. Declinazioni che sono condivise anche da un partito moderato e di centro come il nostro».

Ecco, lei sostiene che Noi moderati è la forza di centro della coalizione. Ma con Forza Italia che ha perso i draghiani e con la Lega che ha sacrificato i “giorgettiani”, non tema di essere più che un centro un “centrino”?
«Se siamo un grande o piccolo centro lo diranno gli elettori. Noi siamo la forza di centro di una coalizione di centrodestra. Sappiamo quel che siamo, ma anche quel che non siamo. Non siamo un partito che ha radici socialiste e non stiamo nemmeno con il gruppo europeo di Macron come fanno Renzi e Calenda. Siamo moderati, riformisti e popolari. Saremo un piccolo centro? Può essere, ma Fratelli d’Italia insegna».

Ovvero?
«Qualche anno fa il partito della Meloni stava sotto il 3%. La coerenza in politica paga».

Coerenza politica mica tanto visto che c’è un centro per ogni politico che si definisce moderato, riformista, popolare, non crede?
«Rispondendo a Gigi Farioli (candidato all’uninominale alla Camera per Italia Viva e Azione, ndr) ho detto: “Come fai a definire di centro un qualcosa che è stato fondato da un ex segretario del Partito democratico ed è sostenuto da un ex iscritto al Pd?”. Concordo invece con l’ex sindaco di Busto sul fatto che debba nascere un soggetto politico distinto dai partiti di destra e da quelli di sinistra. E che questo soggetto politico dovrebbe avere una forte presenza di moderati di centrodestra».

Scusi Cattaneo, ma molti suoi amici di Comunione liberazione non la pensano esattamente così.
«Non faccio riferimenti personali, ma molti di quelli che sono andati “lì” è perché non avevano alternative politiche nel centrodestra».

O forse perché Comunione liberazione e i cattolici hanno molta più libertà di voto?
«L’elettorato cattolico, da tempo, non è più un monolite politico e il voto non è più dato per acquisito. Io non ho la pretesa di avere in tasca la verità, ma sento il dovere di spiegare i principi in cui credo».

Impresa ardua come costruire il partito di centro con questa legge elettorale, non crede?
«Vero, ma ribalto la domanda: sguarnire la componente moderata di centrodestra a chi giova?».

Ce lo dica lei, svelando anche quale scenario prospetta dopo il 25 settembre.
«Lo scenario più probabile è che vinca il centrodestra. E se così fosse, il partito che avrà più voti, dovrà avere anche l’incarico di esprimere il premier. Del resto è dal 2010 che non c’è un governo espressione del voto degli italiani. L’altro scenario, che non auspico, è di avere una maggioranza non definita. E qui rispondo alla domanda: se ciò accadrà, vedremo come si comporteranno tutti i “sedicenti” centro che non stanno con il centrodestra».