L’anno della ripresa: nel 2021 l’impresa è ripartita a Varese. Bene l’export

VARESE – Dopo un 2020 fortemente caratterizzato dalla pandemia il 2021 è stato l’anno della ripresa per l’economia varesina. I dati sono in crescita, con valori in alcuni casi migliori anche del 2019, come per l’export. Hanno pesato però l’aumento dell’inflazione e dei prezzi delle materie prime. L’ultimo trimestre è stato positivo dal punto di vista della produzione, ma all’orizzonte le incognite non mancano, a partire dal caro energia.

Meglio del 2020

I dati sono stati diffusi in occasione della conferenza stampa di inizio anno di Univa, che ha fatto il punto sulle prospettive di un 2022 fortemente caratterizzato dall’impatto della crisi energetica. Una fase di grande difficoltà che si apre in seguito ad un 2021 che ha invece rappresentato un periodo di crescita per l’impresa varesina dopo il forte impatto della pandemia sulla produzione nel 2020. Lo si evince già dal primo dato, ovvero il grado di utilizzo degli impianti in provincia di Varese. Nel 2021 il valore è rimasto su buoni livelli pressoché stabili (livello medio annuo del 78,9%). Tra il 2021 e 2020 si è registrato un aumento medio annuale nel grado di utilizzo degli impianti pari al +7,4%. Tuttavia il dato resta inferiore al 2019, con una media annua più bassa dell’1,6%. Per quanto riguarda il mercato del lavoro sono state 33 milioni le ore di cassa integrazione autorizzate complessivamente nel 2021. Un miglioramento rispetto al picco del 2020, con un calo del 37,6%, ma con valori pari ancora a 5 volte quelli del 2019.

Bene l’export

Nel periodo gennaio-settembre 2021 c’è stato poi un saldo positivo nelle comunicazioni obbligatorie: gli avviamenti hanno superato le cessazioni, con valori positivi sul 2020 ma che restano negativi rispetto al 2019. Ma tra i vari parametri dell’economia varesina ce n’è uno che registra valori migliori anche del pre-Covid: l’export. Le esportazioni da gennaio a settembre 2021 hanno infatti registrato un aumento del 22,8% rispetto al 2020 (trend superiore al rialzo nazionale del 20,1%) e il dato risulta positivo anche confrontandolo col 2019, con un +7,1%. Bisogna tuttavia tenere in conto anche un certo effetto-prezzi, data l’inflazione registrata nel 2021: +1,9% il valore medio annuale sul 2020. I principali mercati verso cui si rivolge l’export varesino sono Germania, Francia, Stati Uniti, Spagna e Regno Unito. In ambito di investimenti invece il 79% di un campione di 164 imprese intervistate da Univa ha dichiarato di aver investito nel 2021, con un aumento del 54% rispetto al 2020. Nel 71% dei casi gli investimenti hanno riguardato sostituzioni e ammodernamenti.

Gli effetti della quarta ondata

Ma al termine del 2021 l’aumento dei contagi Covid ha portato ad un nuovo impatto della pandemia sulla vita lavorativa e sociale a Varese. Tra settembre e novembre 2021 la mobilità per il tempo libero e i luoghi di lavoro era inferiore all’inizio del 2020, ma comunque compresa mediamente tra il -10% e il -20%. Ma con lo scoppio della quarta ondata tra il mese di dicembre 2021 e gennaio 2022 la situazione è decisamente peggiorata: una riduzione della mobilità ben più drastica, paragonabile a un semilockdown de facto. Un dato che ha impattato sui consumi retail e sulle filiere collegate.

L’ultimo trimestre

Dopo lo stallo registrato nel trimestre estivo, l’ultima indagine congiunturale dell’Ufficio Studi di Univa relativa al quarto trimestre 2021 mostra un miglioramento medio del tono congiunturale rispetto al trimestre precedente, dato che in parte è anche fisiologico, visto che il terzo trimestre include il mese di agosto. Sotto il profilo della produzione nell’ultimo trimestre del 2021 il 62,2% delle imprese intervistate ha dichiarato un aumento della produzione, mentre il 25,3% si è assestato sui livelli produttivi dello scorso trimestre e il 12,5% ha registrato un calo. Permangono però diverse criticità che hanno contraddistinto quasi tutto il 2021: il continuo rialzo dei prezzi delle principali materie prime, i problemi di approvvigionamento delle stesse e le criticità relative ai noli marittimi a cui si è aggiunto poi a fine anno il rialzo consistente dei prezzi dell’energia. Fenomeni che alimentano incertezze sul futuro e portano a previsioni più caute per il primo trimestre del 2022: la maggior parte delle imprese analizzate (58%) si aspetta infatti una stabilizzazione della produzione.