RSA Sant’Erasmo, la furia di Frigoli: «Nessun tampone dopo il primo contagio»

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LEGNANO – La struttura regge, ma con crescenti difficoltà per le assenze di alcuni dipendenti e, soprattutto, per i rischi e l’insicurezza conseguenti le mancate verifiche con tampone dopo il primo caso di contagio che ha riguardato una operatrice. È quanto denuncia in videoconferenza il direttore generale della RSA Sant’Erasmo di Legnano Livio Frigoli (nella foto), in quarantena come tutti coloro che si trovano nella RSA legnanese. Frigoli usa parole dure: «Siamo stati trasparenti e diciamo che siamo incazzati. Abbiamo prontamente comunicato all’ATS l’elenco di tutti gli operatori entrati in contatto con la prima operatrice risultata positiva, degli ospiti, dei colleghi e anche dei parenti degli ospiti entrati negli ultimi 14 giorni nei reparti. Ci aspettavamo che qualcuno prendesse le iniziative del caso. Abbiamo il diritto a essere sottoposti a tampone: perché diavolo non è stato fatto in una comunità chiusa e a rischio come la nostra, a distanza ormai di una settimana? L’abbiamo chiesto subito, ma non c’è un interlocutore specifico cui chiedere conto. Aspettiamo fiduciosi che la Regione, l’unità di crisi o chi altro ci dica dove, come e quando farlo. Possibile che per avere il tampone ci si debba presentare con sintomi gravi all’ospedale?».

Perplessità sui numeri ufficiali dei casi

Le perplessità del dg della casa di riposo che conta 125 ospiti e 120 dipendenti si estendono alle tante strutture simili che non hanno denunciato casi di contagio da Coronavirus, mentre a Legnano si contano due operatrici e una paziente di 94 anni, morta dopo il ricovero in ospedale. «La nostra RSA “collega” di Perledo, nel Lecchese, più piccola della nostra, ha sottoposto a tampone tutti, facendo emergere 12 casi di contagio. Davvero a Legnano ce ne sono 3 e zero da tutte le altre parti? Mi viene da pensare che non si stia informando. Per quanto si sta diffondendo il virus, la statistica mi impedisce di pensare che solo la nostra RSA e quella di Perledo hanno casi di Coronavirus».

«I dipendenti assenti? Spero abbiano buoni motivi»

Quanto ai dipendenti assenti per malattia, 19 su 80 operatori sociosanitari fra Asa, infermieri, medici, fisioterapisti e animatori, «mi auguro che abbiano problemi accertati e seri per non essere in servizio. La struttura sta reggendo grazie all’abnegazione e all’impegno di quelli in servizio, che fanno turni massacranti per sopperire alle assenze degli altri. I colleghi in malattia li capisco, ma non li giustifico: se non hanno un grave motivo per stare a casa, hanno fatto un grave danno alla struttura e ai suoi ospiti». Sempre in videoconferenza, il direttore sanitario Roberto Busnelli conferma che «non abbiamo ulteriori situazioni di criticità. La scorsa notte abbiamo misurato temperature sopra i 37 gradi, di 37,8 e di 38 gradi, solo a due pazienti, che sono costantemente monitorate».

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