Salvataggio Pro Patria: si prova a ricucire lo strappo

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BUSTO ARSIZIO – Un passo avanti, uno indietro e un altro avanti. L’importante, alla fine dei conti, è il bene della Pro Patria, ma quanta fatica. Dopo il closing sulla parola con il Consorzio Sgai, con la socia di minoranza Patrizia Testa accordatasi (tramite lo studio Beia ma all’insaputa della cordata) per rilevare tutte le quote della Aurora Pro Patria 1919 al fine di ricapitalizzare la società ed evitare la tanto temuta messa in liquidazione, sul versante biancoblù si prova faticosamente a ricucire lo strappo fra le parti.

Conoscersi e riconoscersi

Sebbene la mossa della socia di minoranza sia stata – in ottica aziendale – un atto indotto dagli eventi, la cordata Tosi-Cerrone-Alberti avrebbe ovviamente preferito essere preventivamente informata dalla stessa Patrizia Testa, anziché apprendere la notizia dai media e pensare ad un possibile socio occulto (ipotesi peraltro da non escludere a priori). Di fronte all’iniziale e comprensibile sconcerto e smarrimento, la cordata – che forse non ha gradito che Patrizia Testa passasse ancora come l’unica salvatrice della Pro Patria- ha comunque preferito fare quadrato, evitando dichiarazioni pubbliche (lo studio Spreafico non ha rilasciato comunicati), ma cercando semmai di lavare – come si suole dire – i panni sporchi in casa.

Chi comanda

Una prima incomprensione, se così possiamo e soprattutto vogliamo definirla, che contribuisce inevitabilmente ad accrescere l’attesa per l’assemblea societaria del 13 giugno, in programma a Gallarate: lì si saprà se e come verranno risuddivise le quote della Aurora Pro Patria 1919, le reali intenzioni di Patrizia Testa (sopra il 25%, scatta l’incompatibilità politica), il ruolo della cordata e tanto altro ancora. E, viste le premesse, non si possono escludere altre sorprese…

Salvataggio Pro Patria strappo – MALPENSA 24