Salvini, l’onda blu notte

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Matteo Salvini alla convention di Firenze dei sovranisti europei

di Massimo Lodi

Siamo a questo. La premier Meloni a Belgrado incontra il leader serbo e gli assicura sostegno per l’ingresso nell’Ue, esaltandone i pregi. Il vice-premier Salvini a Firenze incontra i tredici leader o portavoce del sovranismo continentale e gli assicura sostegno per disfarsi dell’Ue, deplorandone il ruolo.

Che bella giornata, chioserebbe il politologo Checco Zalone. La completa l’altro vice-premier Tajani, dichiarandosi distante mille e una botta dall’orizzonte del pari collega. And so (e alùra): dove va un governo così spaccato, e disinvolto nel dividersi, e ignaro d’un sentimento istituzionale impositivo del contrario? Va alle elezioni, appunto, europee. Data lontana, mese di giugno, lavori già avviati. E chi se n’importa della credibilità italiana. Poi si strilla se all’estero ci dan degl’inaffidabili. Ma se ce lo diamo noi, e di gusto. Dal machiavellismo al macchiettismo è un attimo: fuggiva, è stato colto domenica scorsa.

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Massimo Lodi

È Il mondo al contrario, come titola il best-seller di Vannacci, nominato capo di stato maggiore dinonsisabenecosa dopo averne scritte d’ogni (roba farneticante, Crosetto ministro della Difesa dixit). Dove mira il Salvini radical-destrorso? A rubar voti alla Meloni, naturalmente. Ma è sicuro che gli elettori preferiranno la copia (lui) all’originale (lei) per quanto lei annacqui l’estremismo delle origini e lui il trasversalismo del passato recente, bacioni al Conte 1 e Conte 2, bacioni ai Cinquestelle prima e al Pd poi?

Ancora: sul piano pratico, quali intese pensa di stringere per eventualmente comandare una palingenetica Europa? Giammai coi socialisti, tantomeno coi liberali, figuriamoci coi verdi. Coi conservatori, ecco, con loro sì. Ma i conservatori li presiede la Meloni ch’egli attacca e riattacca: dunque? Infine: decisivo sarebbe/sarà l’abbraccio coi popolari, i quali manco ci pensano a farsene soffocare. Ipotesi: Salvini punta a ingrossare sé medesimo, forse (sicuramente?) per contare di più dentro i confini nazionali, mica fuori.

Il resto è folclore, danza, fisarmonica. Lo è annunciare l’improbabile Rinascimento europeo; lo è chiamarlo onda blu, slogan più acconcio a un programma televisivo domenicale; lo è tirare a pallettoni su establishment, media, cultura woke. Woke che poi e all’origine vuol dire l’opposto di quanto i pop-nazionalisti gli attribuiscono: prestare attenzione alle ingiustizie sociali, solidarizzare con chi patisce, posizionarsi sul versante dei sopraffatti anziché dei privilegiati. Meglio stare dalle nostre parti e ai nostri detti: ofelè fa el to mesté. Il Nord, e non solo, preferisce a un pasticcione il pasticciere. Che, finito il lavoro, esce-guarda in alto-scruta il cielo: e vede un’onda blu notte, affatto simile a un programma politico.

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