Santanché scalda i Fratelli: «Varese in mano ai califfati. Riprendiamocela»

VARESE – «Riprendiamoci Varese. Perché una città così bella non può essere lasciata nelle mani di califfati. E i varesini non devono più chiedere “permesso” per entrare in una determinata piazza o in una via». Daniela Santanché arriva sul palco di Fratelli d’Italia, in piazza Montegrappa, (lunedì 13 settembre) e accende subito l’ambiente. Poco dopo arriva Ignazio Larussa e mette il carico: «Vinciamo a Varese, la città più importante della Lombardia (un po’ chiaramente enfatizza)». E quando gli si ricorda Busto, corregge il tiro alla grande: «Varese è la città più importante, ma Busto ha il sindaco più importante».

I Fratelli rispondono al richiamo dei big del partito. Ci sono i varesini, ma anche esponenti provenienti dai paesi della provincia. E ci sono anche esponenti del centrodestra varesino: Cristiano Angioy commissario cittadino della Lega, Simone Longhini e Giossi Montalbetti di Forza Italia. Confusi tra la gente. Sul palco: Andrea Pellicini, presidente provinciale del partito della Meloni, Patrizio Frattini, coordinatore della campagna elettorale e Salvatore Giordano, presidente del circolo e capolista, Mariella Meucci, presidente del Circolo Tricolore e il vicesindaco di Gallarate Francesca Caruso. E sono loro a preparare l’ambiente, primo dell’arrivo della senatrice e presidente regionale di Fratelli d’Italia e di Ignazio Larussa.

I califfati di Varese città

«A Varese – dice Daniela Santaché facendo il pieno di applausi – ci sono califfati che si sottraggono alla nostra giurisdizione. Ci sono zone in cui dobbiamo chiedere permesso per entrare in una piazza o in una via. Ci vuole più sicurezza, che significa avere più libertà. Oggi Varese, una città così bella, non è più sicura. Le nostre città dovremmo trattarle come fossero casa nostra. E a casa nostra certi atteggiamenti non li tolleriamo. E ognuno può fare la sua parte. Soprattutto noi che siamo patrioti».

E poi l’affondo sulla coalizione di centrosinistra: «Una città che non guarda ai giovani non ha futuro. Basta reddito di cittadinanza, basta dare soldi a chi sta seduto sul divano. Spieghiamolo a questi del PD e dei Cinque Stelle, il lavoro non lo dà lo Stato, bensì gli imprenditori».

Fateci votare

L’Europa, «non quella della finanza», la sicurezza e la lotta la degrado, ma anche «questo Governo – dice Ignazio Larussa – Nel quale non siamo entrati. Ci hanno detto che stavamo sbagliando. E invece siamo cresciuti. Ma non ci fanno andare a votare. Da quanto tempo in Italia non si va al voto? Siamo l’unico esempio al mondo a cambiare governi senza che la gente possa scegliere. Ma quel momento arriverà. Fateci contare».

Da Mameli a Rino Gaetano

«Un comizio come quelli che si facevano un tempo», dice Andrea Pellicini appena entra in piazza Montegrappa. Palco, bandiere di partito sventolanti e l’inno di Mameli ad aprire il comizio. Per poi chiudere con Il cielo è sempre più blu di Rino Gaetano. Nel mezzo la presentazione dei candidati e gli interventi dei vertici di partito, ma anche del candidato sindaco Matteo Bianchi.

 

«Bella vedere questa piazza piena di bandiere di Fratelli d’Italia – ha detto Pellicini – E’ la prima volta che a Varese ci presentiamo con la nostra lista. Lo facciamo in un momento importante per il nostro partito e con una squadra fatta di persone per bene che credono nei valori della destra».

Bianchi ha picchiato su un tasto “sensibile” per la destra: «Parliamo del futuro della nostra città, che ha sperimentato 5 anni di amministrazione di sinistra. Risultato: ha portato in città e in centro immigrazione clandestina e degrado. Anche qui, nella vicina piazza Repubblica. Votare il centrodestra significare votare contro il degrado. Legalità e lavoro. Con Galimberti ci sono i divanisti dei Cinque Stelle con il loro reddito di cittadinanza. Con noi c’è chi crede ne lavoro, nello sviluppo, nelle crescita economica. Ridiamo a Varese il ruolo di guida del territorio. Dobbiamo prendere per mano i comuni vicini, soprattutto ora che manca il traino della Provincia dopo la scellerata riforma Delrio».