Saronno, le ingiurie dell’onorevole Librandi ai finanzieri. “Falso, querelo”

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GIanfranco Librandi

SARONNO – Parole di fuoco, anatemi, minacce e, manco a dirlo, contumelie. Sarebbe questo il “rosario” recitato da Gianfranco Librandi, parlamentare di Italia Viva, ai militari della Guardia di Finanza che il 24 luglio scorso hanno “fatto visita” alla sua azienda di Saronno, la Tci Telecomunicazioni, e ai suoi uffici di Milano e Roma. Una verifica fiscale con vasto spiegamento di forze che ha colto di sorpresa l’onorevole renziano.  Il quale, secondo le anticipazioni dell’Espresso, avrebbe reagito sia telefonicamente sia di persona in maniera, diciamo così, sopra le righe. Anche se, a prestare orecchio a ciò che scrive il settimanale diretto da Marco Damilano, più che una protesta per i tempi e i modi del blitz della Gdf bisognerebbe parlare di una vera e propria aggressione verbale. Con espliciti inviti ad andare a quel paese. Di più, con la promessa di suoi interventi agli alti livelli per far perdere posto e pensione ai militari e, soprattutto, agli ufficiali impegnati nell’operazione. Operazione dalla quale, secondo Librandi, non sarebbe scaturito nulla di irregolare né, tanto meno, di illecito. Al punto che ora è lui a rendere nota l’intenzione di agire in giudizio per diffamazione. A Malpensa24 dichiara: “Io non ho offeso nessuno, per la Guardia di Finanza nutro il massimo rispetto e la massima stima”.

Tutto scritto nel verbale

Eppure, di gentilezze fin troppo esplicite parlerebbe il verbale stilato dai finanzieri. Roba da “lei non sa chi sono io” condita da insulti del tipo: “Voi non fate un cazzo dal mattino alla sera, io lavoro”, “pago le tasse e quindi anche il vostro stipendio”. Quindi, rivolto a chi comandava l’operazione: “Sarà un leghista di merda”. E a uno dei militari: “Non avrai la pensione”. Per concludere con “io sono un onorevole, un intoccabile: voi siete morti”. “Chiamo il prefetto e vi faccio sbattere fuori”. Insomma, un florilegio di dolcezze puntualmente annotate, salvo prove contrarie, nella relazione di servizio finita nella mani della stampa.
Riecco Librandi, a Malpensa24: “Mai dette quelle cose. Né mai ho frodato il fisco. Il giornalista dell’Espresso sostiene che ho conti in Svizzera. Vero, ma tutto alla luce del sole, senza furbate per non pagare dazio. Invito i giornalisti a venirmi a trovare: dimostrerò loro di essere a posto. E farò capire come creo lavoro e, quindi, benessere per centinaia di famiglie”.

“Non sono un evasore”

Gianfranco Librandi non è nuovo sulla ribalta mediatica. Spesso in Tv si fa notare per interventi che fanno regolarmente aumentare l’audience. Un personaggio, non c’è dubbio. E un imprenditore che di recente ha finanziato la Fondazione di Matteo Renzi con 800mila euro. Ma anche qui, denaro tracciabile, senza ombra di dubbio. Passato da Forza Italia a Scelta Civica, dal Pd a Italia Viva, il parlamentare finisce ora nel tritacarne della stampa e delle televisioni per questa uscita che, se vera, è di sicuro improvvida e inaccettabile. Ma all’Adnkronos, l’onorevole di Saronno ribadisce la sua correttezza: “Mi ricordo, mi ricordo benissimo la visita della Guarda di Finanza ma questa storia dei ‘leghisti di merda’ non esiste proprio. Non ho mai apostrofato nessuno in quel modo. E’ tutta fantasia e ovviamente agirò in giudizio perché questa è diffamazione”. L’esponente di Iv sostiene, inoltre, che l’esito della verifica fiscale fu che “le operazioni” dell’azienda risultarono “tutte regolari”. In particolare, si sarebbe fatto un accertamento su alcuni immobili. “Sì, ho comprato degli immobili, un’operazione per rinforzare la mia azienda e continuare a lavorare negli anni. Operazioni regolari, pagate con conti regolari anche se esteri. Invece leggo una ricostruzione tesa a dipingermi come un evasore. La mia è un’azienda seria che paga le tasse”. E poi c’è la questione delle offese ai militari: “Tutta fantasia ed è una cosa che va assolutamente chiarita“.

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