Sindaco indagato, a Casorate niente fango ma propensione al vittimismo

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Egregio Direttore,

          la sera del 25 giugno 2019, al Consiglio Comunale di Casorate Sempione, abbiamo assistito all’ennesima reprimenda del sindaco Dimitri Cassani il quale, sfruttando l’espediente tecnico della “comunicazione”, ha dato libero sfogo alla sua ormai proverbiale teatralità sull’onda di molti affabulatori del momento. Oggetto della pseudo comunicazione: l’archiviazione di un esposto alla Procura formulato da due consiglieri della minoranza circa possibili abusi d’ufficio perpetrati dal sindaco che, in veste di geometra, lavora sul territorio che amministra in aperto conflitto di interessi.

          Per accrescere l’espressività del racconto e ostentare una coscienza cristallina, il sindaco ha esordito dicendo che un anno e mezzo fa ricevette una busta verde contenente un atto giudiziario al quale non diede importanza; recentemente, si è ritrovato fra le mani la stessa busta. Incuriositosi, ha scoperto che l’indagine a suo carico era stata appena archiviata.

          Finita la storia, sono cominciate le invettive del sindaco, vero scopo della “comunicazione”, indirizzate a senso unico prima contro i due consiglieri firmatari dell’esposto e poi estese a tutti i suoi oppositori in generale, compresi, a suo dire, alcuni presenti fra il pubblico che, com’è noto, non ha diritto di parola.

          Secondo il sindaco, i due consiglieri firmatari dell’esposto avrebbero superato il limite dell’etica politica, attivando una macchina del fango contro la sua persona, senza avere uno straccio di prova.

          Su queste illazioni del sindaco vorrei puntualizzare che i due consiglieri incriminati hanno agito nel pieno esercizio delle loro funzioni, ben lungi da intenti persecutori. Piuttosto, se esistono manie di persecuzione o propensione al vittimismo, è più facile inventarsi persecutori dove non ci sono.

          Non c’è stato fango, non c’è stato affronto. È strano che il nostro sindaco abbia sostenuto il contrario. Come definirebbe allora lo stesso sindaco le minacce di frugare nei cassetti del municipio e di denunciare gli ex amministratori per chissà quali illegalità, minacce che egli va ripetendo da anni?

          Quanto alla mancanza di prove, è persino superfluo precisare che l’esposto non ha lo scopo di dimostrare, ma di segnalare elementi di sospetto e quando l’autorità giudiziaria ne ravvede la fondatezza, può decidere di avviare le indagini. Se l’autorità giudiziaria ha deciso di indagare per un anno e mezzo sul nostro sindaco, vuol dire che gli elementi di sospetto erano più che fondati. D’altra parte, se il geometra Dimitri Cassani scrive al sindaco Dimitri Cassani e se il sindaco Dimitri Cassani risponde al geometra Dimitri Cassani, qualche sospetto doveva pur sorgere. Pensi, egregio direttore, se per qualunque nostro problema d’ordine fiscale, burocratico o sanitario potessimo scrivere a noi stessi e risponderci: quante beghe risolveremmo! Quanto tempo risparmiato! Come ci semplificheremmo la vita!

          Il nostro sindaco inoltre si è lagnato di essere stato indagato ai sensi dell’art. 323 del codice penale sottolineando che l’articolo contempla una fattispecie di reato molto grave: l’abuso d’ufficio. Direi che non sarebbe stato il caso di scomodare la Procura se non ci fossero state per l’appunto gravi preoccupazioni da parte dei consiglieri di minoranza. In ogni caso, un amministratore pubblico è difficilmente perseguibile se non per reati gravi come abuso d’ufficio o corruzione.

          Nel suo delirante crescendo, il nostro sindaco è arrivato con tono intimidatorio, supponente e offensivo ad apostrofare i due promotori dell’esposto “delatori”, liquidando al pari di spioni traditori coloro che han fatto solo il proprio dovere.

          Che dire?

          Innanzitutto, siamo tutti lieti che l’indagine sia stata archiviata, con sollievo anche degli autori dell’esposto, tant’è vero che gli stessi, informati dell’archiviazione, non hanno presentato opposizione alcuna.

          Tuttavia, la sera del 25 giugno ci è parso di assistere ad un colpo di coda del sindaco che evidentemente si rende conto di incarnare una situazione di privilegio alla quale però non vuol rinunciare e, per questo, tenta di attribuirsi il profilo di cittadino “al di sopra di ogni sospetto”. Nessuno è al di sopra di ogni sospetto e, a maggior ragione, un amministratore pubblico dovrebbe evitare accuratamente di dare adito al benché minimo dubbio sulla propria integrità. Nel nostro caso, tocca al primo cittadino fugare ogni perplessità, non pretendere benevolenza. Purtroppo, finché persiste il conflitto di interessi in capo al nostro sindaco, la fiducia degli abitanti nel primo cittadino resterà inevitabilmente viziata.

          Anche se al nostro sindaco non piace sentirselo dire, la sua condotta non fa che allungare le ombre, mentre la luce si affievolisce.

Alberto Crosta

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