In consiglio: il sindaco non fa ammenda, la Lega si astiene e la mozione del PD passa

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BUSTO ARSIZIO – Le minoranza chiedono. Attaccano, ma non azzannano. Il sindaco Emanuele Antonelli tiene a bada la tensione. Risponde, spiega, giustifica e si giustifica. Chiede anche «l’ergastolo per chi ha sbagliato», ma «non faccio nessuna ammenda». E la Lega lancia altri segnali.

Il primo: i tempi e i contenuti dell’intervento di Paola Reguzzoni. Che arriva dopo parecchio tempo dall’inizio del dibattito e che di fatto spezza la solitudine in cui fino a quel momento è stato lasciato Antonelli a difendersi e tira una riga netta tra la buona e la cattiva politica. Il secondo segnale del Carroccio è sulla mozione. La Lega chiede al Partito Democratico di ritirare la mozione in quanto superata da eventi che si sono verificati. E dichiara però, che qualora il documento venisse messo ai voti, la posizione dei leghisti è di astenersi. E così sarà. Ovvero la mozione, in cui la sostanza politica, al pari dell’interrogazione dei Cinque stelle, era capire la posizione del sindaco sui fatti legati alla maxi inchiesta delle mazzette, passa con tutti i voti delle minoranze e l’astensione decisiva del Carroccio. Contrari il sindaco, i consiglieri di Forza Italia (tranne Livio Pinciroli, astenuto, forse già su altri lidi politici) e Paolo Genoni.

Solo fin quasi alla fine

Le parole all’inizio restano quasi soffocate in gola. Fanno fatica a uscire. Del resto gli interventi delle opposizioni non sono sassate lanciate per lapidare, ma sono macigni politici pesanti. Poi però il sindaco Antonelli ingrana la marcia e (quasi) punto su punto controbatte, spiega, argomenta, difende se stesso, la sua maggioranza e le istituzioni. Un po’ in ordine sparso. Un po’ guardando gli appunti, un po’ cercando di incrociare gli sguardi dei consiglieri.

Ma resta a lungo solo nel dare spiegazioni attese a lungo e chieste da tutte le minoranze. Dai banchi di Forza Italia si alza solo una voce. Quella di Orazio Tallarida, berlusconiano inossidabile, per ribadire «l’innocenza fino a prova contraria delle persone coinvolte», per sottolineare il senso di responsabilità del consigliere Gorrasi che «ha già presentato le dimissioni» e per dire che boccerà la mozione del PD. In fondo arriva anche la voce dell’altra Tallarida in consiglio, Francesca, la capogruppo. Ma il marchio sulla posizione politica del centrodestra bustocco rispetto alla vicenda l’hanno messo, prima Paola Reguzzoni e poi Gigi Farioli. Quest’ultimo ha ricordato come il metodo di fare politica che emerge dalla carte dei giudici, a Busto, nei suoi (e della sua maggioranza) dieci anni da sindaco non è mai passato.

La consigliera leghista ha punzecchiato le minoranze, «mi spiace siano intervenute solo dopo l’azione della magistratura», ha detto che «oggi più che mai la politica, quella sana, non deve aver paura a manifestarsi» e ha riconosciuto che in Forza Italia, negli anni, «molti hanno abbandonato a causa della pesante presenza, più o meno occulta, di Nino Caianiello, che, va ricordato, fu interlocutore di tutti i partiti. Anche del Partito Democratico».

“Mi scuso per non essere come voi”

“Rovinata la nostra credibilità”

«Questa vicenda ha rovinato la credibilità di tutti noi. Le persone sono già condannate. Sono finite. Queste è il più grosso danno che hanno avuto. Oltre al danno di immagine che hanno fatto al Comune e a me personalmente.Ecco perché tendo ad aspettare, perché se qualcuno, magari, ne uscirà pulito cosa facciamo? Gli chiediamo scusa?»

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