Gettoni presenza a Somma, Locurcio: «Da Barcaro politica becera e diffamatoria»

SOMMA LOMBARDO – Un uso «becero» della politica. Un «deprimente scoop, che dimostra la pochezza della proposta amministrativa del soggetto». E ancora: «Squallidi mezzucci per infangare la mia persona», parte di «una misera vicenda». Insomma, una «grossolana cantonata». E via così: cinque pagine di veleno. Il presidente del consiglio comunale a Somma Lombardo, Gerardo Locurcio, rompe il silenzio sulla vicenda degli 83,96 euro che gli sono stati erroneamente corrisposti per la partecipazione a quattro Commissioni consigliari. Un duro sfogo, indirizzato a una persona precisa: Alberto Barcaro, capogruppo della Lega.

«Barcaro azzeccagarbugli»

In consiglio comunale, ieri 27 settembre, Locurcio ha deciso di sciogliere ogni dubbio. Il caso, sollevato in aula ad agosto dal capogruppo del Carroccio (ieri sera, invece, era assente), riguarda i quattro gettoni di presenza alle Commissioni consigliari del secondo trimestre 2002 liquidati al presidente per aver partecipato alle riunioni come rappresentante della propria lista, Somma al Centro. Prima, l’ironia: «Ero completamente all’oscuro di quest’attribuzione. Ma ringrazio Barcaro, è stato davvero bravo nel suo lavoro di novello revisore dei conti e di vigile azzeccagarbugli. Se l’errore dell’ufficio segreteria fosse venuto a galla in futuro, lo si sarebbe potuto considerare una mia appropriazione indebita». Non nascondendo, però, la possibilità di far notare una mancanza senza «discreditare il sottoscritto». Da qui, la sferzata politica.

Nemico personale?

Dopo un mese di silenzio, Locurcio ha indossato i guantoni ed è salito sul ring: «Il mio parere riguardo l’uso politico che è stato fatto dal consigliere leghista? Becero. Invece di approfondire con il responsabile dell’ufficio, è corso a presentare un’interrogazione: un oggetto talmente generico che non voleva far intendere né il senso, né lo scopo. Se non fare un deprimente scoop». Cade il mito della politica della condivisione, come stabiliscono le regole – un po’ stereotipate – della buona amministrazione: «Quando l’avversario diventa nemico personale, non c’è più possibilità di dialogo».

«Nessuno mi tapperà la bocca»

Taglio netto, quindi, sull’accusa che «a distanza di anni – aveva detto Barcaro – ci siamo accorti che percepisce l’indennità di funzione insieme al gettone di presenza delle Commissioni». La replica: «È una squallida affermazione: siamo al limite della diffamazione e della querela».
Poi il secondo round, sul fatto che sia rappresentante di Somma al Centro. Ruolo, questo, che «mi è stato assegnato dagli elettori e sono tenuto a svolgerlo nel rispetto dell’esercizio di presidente. Che prevede un comportamento super-partes». E affonda: «Secondo Barcaro, dovrei escludere e negare il mio ruolo politico. Come dire: vieni, siediti, partecipa ma mettiti un tappo in bocca. Nessuno è mai riuscito, e mai riuscirà, a tapparmi la bocca».

Un vicenda «misera»

La conclusione: «Sono convinto che questa misera vicenda – oltre a mostrare come Barcaro esercita il ruolo politico e con quali mezzi – esprima che dove non esistono argomentazioni di spessore, la pseudo-politica scade nel rancore e nell’attacco alla persona». Si tratta di «un’infelice caduta di stile: inutile aspettarsi delle scuse da chi non vedeva l’ora di accendere l’unico teatrino in cui si trova a proprio agio». Barcaro era assente in aula, quindi non ha potuto replicare all’intervento del presidente del consiglio. Mentre la Lega non è intervenuta. Non prendendo le difese del suo capogruppo.

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