M24 TV Padre Alberto Caccaro, vent’anni in Cambogia: «La mia vita da missionario»

SOMMA LOMBARDO – «La Cambogia mi ha insegnato ad avere uno sguardo che sa impreziosire. Dona valore, considerazione, riconoscimento». Soltanto un frammento. Padre Alberto Caccaro avrebbe bisogno di molte più parole per descrivere tutto quello che gli ha consegnato una simile esperienza, quella che nel 2001 l’ha portato a salutare la sua Somma Lombardo per cominciare una nuova avventura, al servizio degli altri. E a circa 10mila chilometri da casa. È la vita del missionario, quella che da vent’anni conduce – salvo qualche parentesi in Italia – in Cambogia: tutto comincia a Prey Veng e lo ha raccontato davanti alle telecamere di Malpensa24 Web Tv.

Da soli, mai soli

Nel 1995, Padre Alberto Caccaro viene ordinato sacerdote. Pochi anni dopo, i suoi superiori lo mandano in Cambogia. Che, tradotto, significa «partire, lasciare tutto», racconta. Una notizia che può intimorire, certo. L’idea di non avere piena consapevolezza di cosa ci sia “dall’altra parte” può essere un freno. «Ma un missionario, anche se è da solo, non è mai solo». Lo accompagna la fede: «Sono partito perché sono stato chiamato da Dio, stavo vivendo la mia vocazione. La memoria e la certezza della chiamata diventava motivazione quotidiana». E ancora: al suo fianco c’erano – e ci sono – intere comunità, quelle di Somma e delle frazioni che lo hanno visto andare. E quelle cambogiane, che lo hanno accolto. Perché la Cambogia è anche questo: «Un Paese aperto, che mi ha dato fiducia».

Una storia lunga 20 anni

In Cambogia, Padre Alberto è partito «da zero». La lingua è stato il primo ostacolo da superare, poi tutti gli altri: un posto nuovo, una cultura nuova, persone nuove. Da un parte è stato «difficile», perché significava «studiare, tornare sui banchi di scuola. Ho imparato l’Abc». Dall’altra è stato «semplice», perché in Cambogia «si parte dalla polvere. E si impara ad apprezzarla, la polvere». Da qui, sono arrivati tutti gli interventi. Mappando il territorio, capendo dove si trovavano le scuole e dove si poteva costruirne altre. Occupandosi di educazione. Guardando negli occhi chi affidava le sue speranze nell’uomo dell’occidente, nell’europeo che porta salvezza. Scoprendo il fiume Mekong, fino a creare un legame spirituale con le sue acque. Ma le parole non bastano per raccontare una storia così: lunga vent’anni, in un luogo che «brulica di vita».

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