Inchiesta tangenti, Pedroni nel limbo giudiziario: si va a settembre?

marcello pedroni

SOMMA LOMBARDO – E’ ancora ai domiciliari Marcello Pedroni, ex manager (si è dimesso) della società pubblica varesina Prealpi Servizi, già responsabile provinciale a Varese degli enti locali per Forza Italia, coinvolto nell’inchiesta Mensa dei poveri che lo scorso 7 maggio ha spazzato via Fi in Lombardia portando all’arresto di parecchi notabili tra i quali il plenipotenziario dei berlusconiani in provincia di Varese Nino Caianiello.

Subito rigettato il ricorso al Riesame

Negli ultimi giorni molti degli indagati sottoposti a misura di custodia cautelare hanno concluso gli interrogatori davanti ai pm e raggiunto accordi per il patteggiamento sfociano in un ritorno alla libertà. L’ultimo in ordine di tempo è stato Alberto Bilardo, uno degli uomini di fiducia di Caianiello, secondo gli inquirenti, tornato libero ieri, venerdì 27 luglio, dopo essersi accordato per un patteggiamento a tre anni. Sulla via del patteggiamento anche l’ex assessore all’Urbanistica di Gallarate Alessandro Petrone e il legale di fiducia di Caianiello Stefano Besani che ha chiuso l’accordo per il patteggiamento a due anni. Di Pedroni, dopo l’arresto e i domiciliari, nulla si è più saputo. Lo scorso 27 maggio il Riesame ha rigettato la richiesta di revoca della misura di custodia cautelare a suo carico. Il difensore, Massimo Pellicciotta, starebbe ora lavorando a una nuova richiesta fondata sulle motivazioni depositate dai giudici del tribunale delle libertà. L’ex manager, compare nell’ordinanza eseguita il 7 maggio, insieme a Davide Borsani, altro ex manager: secondo la magistratura, «le loro funzioni pubbliche sono asservite all’interesse di Caianiello, da cui sono eterodiretti, per ragioni di mero tornaconto personale, consistenti, in primis, nella riconoscenza che debbono dimostrare per essere stati “scelti” per l’incarico che ricoprono e, in secundis, per l’aspirazione a mantenerlo e ad eventuali promozioni». Di loro viene sottolineata «la gravità delle condotte poste in essere, la loro concreta offensività, l’assoluto distacco dimostrato rispetto alla violazione dei doveri loro imposti e la scontata disponibilità a piegare le funzioni pubbliche di cui sono investiti ad interessi palesemente estranei a quelli dell’ente per cui operano». A loro parziale discolpa, il gip sottolinea che «non si ha prova di un diretto ritorno economico in loro favore delle varie fattispecie di reati contro la pubblica amministrazione in cui sono coinvolti». Pedroni di fatto non è mai stato interrogato dai pm, la sua unica azione sembrerebbe essere quella legata al ricorso al Riesame poi rigettato. E questa condizione di “immobilità” potrebbe a questo punto protarsi per il manager sino a settembre.

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