Sottraeva attrezzature per la rianimazione per rivenderle, in manette dirigente ospedale Saronno

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SARONNO – Dirigente dell’area logistica della della farmacia ospedaliera di Saronno acquistava dispositivi medici necessari per intubare i pazienti in rianimazione e, dopo averli sottratti all’ospedale di Saronno, li consegnava al titolare di una ditta specializzata che li rivendeva. I due protagonisti dell’illecito traffico, consumato con spregiudicatezza anche nel periodo dell’emergenza Covid-19, sono stati arrestati dai Carabinieri e dalla Guardia di finanza, su ordinanza del gip di Busto. Si tratta di una dottoressa di 59 anni, dirigente dell’area logistica della farmacia ospedaliera di Saronno, e di un imprenditore di 49 anni di Barlassina.

L’operazione

L’indagine andava avanti da qualche tempo e si è conclusa questa mattina, venerdì 5 giugno, quando gli uomini dell’Arma e delle Fiamme gialle hanno eseguito gli arresti della dottoressa e dell’imprenditore. A condurre le indagini, che sono partite da una segnalazione interna all’ospedale, sono stati i carabinieri di Varese in collaborazione con la guardia di finanza di Saronno. L’Asst Valle Olona, della quale il presidio di Saronno fa parte, aveva rilevato una serie di ordinativi anomali partiti dalla farmacia ospedaliera di Saronno e a firma della dirigente indagata. A quel punto le forze dell’ordine hanno messo in campo diversi strumenti investigativi (accertamenti di natura tecnica, pedinamenti e riscontri documentali) che hanno portato alla conferma che la dottoressa acquistava presidi medici facendoli apparire come ordini effettuati nell’interesse e per conto dell’ospedale. Addebitandone quindi i costi all’ente pubblico. La dirigente riusciva ad operare in modo incontrastato grazie alla discrezionalità di cui godeva in ragione dell’incarico.

Gli ordinativi fittizi

Il materiale acquistato in eccesso, in particolare lame e batterie per laringoscopio, veniva poi consegnato in cartoni anonimi all’imprenditore complice della dottoressa, il quale poi lo rivendeva ad altri clienti con regolare fattura, reimmettendoli quindi in modo “legale” sul mercato. Ad entrambi è contestato il reato di peculato in concorso. L’uomo dovrà rispondere anche di autoriciclaggio. Il gip ha deciso di mandare dietro le sbarre i due non solo in considerazione nel perseverare delle condotte criminose durante il periodo dell’emergenza sanitaria, ma anche della spregiudicatezza degli arrestati. Da quanto accertato dagli inquirenti, sembrerebbe infatti che lame e batterie per laringoscopio non venissero deliberatamente consegnate ai reparti di anestesia e rianimazione che ne avevano necessità, per essere invece restituite al titolare dell’azienda fornitrice che le rivendeva procurandosi indebiti profitti da spartire con la complice.

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