Spedizione della Schiaparelli: da Varese alla Namibia per montare un telescopio

VARESE – Ha preso il via la scorsa domenica, 3 aprile, e si concluderà sabato 9 una spedizione speciale per la Società Astronomica Schiaparelli. Una delegazione varesina è infatti partita per l’Africa, raggiungendo la Namibia, dove è in corso l’attività di montaggio di un telescopio donato lo scorso anno da un socio della società poi scomparso, Piergiorgio Ferrante. A lui è stato dedicato lo strumento.

Un telescopio in dono

A raccontare la spedizione è la stessa Società Astronomica Schiaparelli, in una serie di post pubblicati in questi giorni su Facebook, a partire dalla storia che c’è dietro il viaggio nel continente africano. «Il nostro sogno di utilizzare un telescopio per l’osservazione dell’emisfero australe si è concretizzato all’inizio dell’estate del 2021, quando un nostro socio di lunga data, Piergiorgio Ferrante, ci ha donato il suo telescopio, un bellissimo riflettore RC360 della Officina Stellare, corredato di colonna, montatura, camera digitale ed accessori. Un vero gioiello». Da lì è nata l’idea di posizionare lo strumento in Namibia, presso la Hakos Astro Farm, situata tra le montagne e il deserto. Ma Ferrante non ha potuto assistere all’impresa. «Purtroppo le sue condizioni di salute si sono aggravate, ed il 31 agosto 2021 ci ha prematuramente lasciato».

Da Varese alla Namibia

L’equipaggiamento è stato testato presso l’Osservatorio del Campo dei Fiori nello scorso autunno-inverno e a marzo è stato spedito in Namibia. Sarà utilizzato, come da volontà del suo donatore, sia per la ricerca in ambito asteroidi/comete, sia per l’astrofotografia. La spedizione in Namibia per il montaggio e il collaudo del telescopio, che è stato intitolato proprio a Piergiorgio Ferrante, ha preso il via lo scorso weekend. I partecipanti sono Andrea Aletti, Federico Bellini, Luca Buzzi e Gianni Galli. Dopo 15 ore di viaggio in aereo sono seguite diverse ore di trasferimento in auto per arrivare fino alla Hakos Farm.

Il racconto del montaggio

La mattina di lunedì iniziamo i lavori di montaggio di tutta la strumentazione elettronica: PC, apparati di rete, cablaggi del telescopio e della montatura, ecc… Vogliamo che tutto sia pronto per la prima notte di osservazione, che sarà visuale: non possiamo lasciarci sfuggire l’occasione di osservare le meraviglie del cielo australe con i nostri occhi. La sera, dopo il solito fantastico tramonto con il cielo colorato dalle polveri eruttate qualche settimana fa dal vulcano sottomarino di Tonga, iniziano le osservazioni. Non ci si abitua facilmente ad avere un cielo nero, con l’unica luce della Via Lattea ad illuminare la scena. Se non si porta con sé una pila, è impossibile qualsiasi tipo di movimento: il terreno è nero! Se non fosse per un minimo accenno di strada sterrata chiara che giunge alla postazione dei telescopi, non sapresti se davanti a te hai erba oppure un burrone. Per noi, abituati a leggere in piena notte a causa dell’inquinamento luminoso della pianura padana, è un privilegio poter avere un telescopio sotto questi cieli. Il primo oggetto celeste che osserviamo è l’ammasso globulare Omega Centauri, già ben visibile ad occhio nudo: al telescopio è la più bella visione che io abbia mai visto; nulla è paragonabile. Le stelle sono innumerevoli, e l’ammasso è risolto fino al centro: occupa 2/3 del campo dell’oculare, a 85x. Poi è la volta della nebulosa attorno a Eta Carinae, una delle candidate all’esplosione come supernova; poi la nebulosa Tarantola all’interno della Grande Nube di Magellano, la galassia Centaurus A, la cui banda nera è ben visibile; poi le galassie M65 e M66 nel Leone, la galassia M104 nella Vergine (allo zenith!), le nebulose M8 e M20 nel Sagittario ed altro ancora. Decidiamo di andare a letto verso le 3.30, ma alcuni di noi rimangono ancora svegli per fare foto alla Via Lattea. La mattina del 5 aprile è la volta del montaggio di tutti gli accessori fotografici, che rimarranno in via permanente sul telescopio: la guida fuori asse per le lunghe pose fotografiche con i vari filtri colorati (fotometrici scientifici ed interferenziali), la ruota portafiltri e la camera CCD, con i relativi software. A sera siamo pronti per le prime riprese fotografiche.