Parabiago, raddoppiati accessi di badanti e famiglie a sportello assistenti familiari

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PARABIAGO – Da una parte le famiglie si attendono un servizio di qualità, dall’altra le assistenti familiari, dette comunemente badanti, faticano a soddisfarle per la difficoltà a frequentare corsi di formazione che potrebbero migliorarne la professionalità. Oggi più che ma l’assistenza agli anziani, complice l’invecchiamento della popolazione e la trasformazione del nucleo familiare negli ultimi decenni, è alla ricerca di una identità autenticamente professionale che, però, fatica a realizzarsi. È quanto emerge da InnovaCare, il progetto di ricerca dedicato allo studio delle sfide legate all’invecchiamento della società italiana e all’individuazione di soluzioni innovative nell’ambito dell’assistenza di lungo periodo per gli anziani non autosufficienti che restano al proprio domicilio. Lo studio multidisciplinare, condotto in Lombardia dall’Università degli Studi di Milano e dall’Università Vita-Salute San Raffaele grazie al sostegno di Fondazione Cariplo, ha coinvolto anche lo Sportello assistenti familiari di Parabiago (nella foto, con il responsabile Edmiro Toniolo) che ha sede a Villa Corvini, finanziato dal Piano di zona e gestito attraverso una convenzione con Azienda So.LE. Nel 2020 lo sportello ha raddoppiato i numeri della propria attività, registrando 126 accessi di famiglie dell’ambito territoriale e 145 di badanti; 32 le assunzioni concluse.

Studio universitario su nuovi bisogni e soluzioni

«Nella quindicina di interviste realizzate a badanti, assistiti e famiglie – osserva Maurizio Artero, uno dei ricercatori del Dipartimento di Scienze sociali e politiche della Statale coordinati da Maurizio Ambrosini – abbiamo riscontrato dalle famiglie una sottovalutazione del lavoro delle assistenti. Atteggiamento che può riverberarsi anche sui contratti che, pur se in regola, non risultano, nei fatti, sempre rispettati, ad esempio per quanto concerne l’orario di lavoro. Manca, nelle famiglie, la consapevolezza che questa sia una vera professione e che una persona non possa dedicare l’intera giornata all’assistito, così come si tende a ignorare che questa attività implichi un coinvolgimento emotivo, oltre che una fatica fisica, e presupponga una vita al di fuori del lavoro». Tutte le assistenti intervistate a Parabiago sono straniere, a conferma del fatto che, da diversi anni, le donne di nazionalità non italiana costituiscono la parte prevalente dell’offerta di lavoro per l’assistenza familiare. Donne delle quali, spesso, le famiglie danno per scontata la conoscenza della lingua italiana e la capacità di assistere ogni tipo di anziano non autosufficiente.

«Parabiago modello di orientamento e informazione»

Allo sportello di Parabiago, spiega ancora Artero, non si limita a incrociare le disponibilità delle assistenti con le esigenze degli assistiti e delle loro famiglie: «Esiste un vero e proprio orientamento per le possibilità contrattuali offerte dall’assistenza, un monitoraggio in itinere del rapporto tra badante e famiglia e, all’occorrenza, un lavoro di mediazione su aspetti essenziali della convivenza, oltre che di informazione relativa agli sgravi fiscali. Per questo, alla conclusione della ricerca, ci sentiamo di suggerire uno sportello di questo tipo come modello». Le nazionalità più rappresentate fra le badanti sono Marocco, Ucraina, Italia, Ecuador e Perù. La struttura tiene il registro territoriale delle badanti, cui sono iscritte in 400, e quello regionale, che ne conta soltanto 9 a causa dei requisiti molto stringenti posti per la conoscenza della lingua italiana, la certificazione dei lavori svolti con tanto di referenze oltre a nozioni di economia domestica.

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