Terapie intensive in Lombardia, è giallo. «C’è un piano per aumentare i posti letto»

Lombardia covid terapia intensiva

MILANOTenere liberi i letti di terapia intensiva per riservarli ai pazienti Covid: lo avrebbe chiesto il coordinamento delle terapie intensive a Regione Lombardia, in una lettera che è stata rivelata dal “Corriere della Sera”. L’obiettivo sarebbe di riattivare subito, in caso di necessità, 500 posti in terapia intensiva nel giro di 48 ore, in previsione di una terza ondata del contagio da Coronavirus. Considerato che allo stato attuale ci sono 462 posti letto di rianimazione occupati, la metà circa del picco di novembre quando si sfiorò quota mille. Ma la lettera è stata subito smentita in una nota di Palazzo Lombardia: in realtà il coordinamento sta lavorando ad un «piano di espansione dei posti letto intensivi Covid» per fronteggiare un eventuale aumento della domanda.

«Nessuna lettera»

Dal coordinamento delle terapie intensive di Regione Lombardia arriva la smentita all’articolo del Corriere: «Non esiste alcun “documento riservato” inviato dal Coordinamento ai vertici regionali». Non sarebbe stata inviata alcuna lettera per chiedere di “attendere e non occupare letti di terapia intensiva per altre attività sanitarie non-Covid”. «È certamente vero – spiega il Coordinamento – che, poiché gli indicatori epidemiologici indicano una ripresa dell’epidemia, si sta predisponendo un piano di espansione che prevede la possibilità di aumentare in tempi rapidi il numero di posti letto intensivi dedicati ai pazienti COVID».

Letti intensivi non-Covid aumentati

Tuttavia, la precisazione in una nota di Regione Lombardia, «non è stata data indicazione a “non riconvertire alcun letto all’attività di routine”, anzi il numero di letti intensivi per pazienti non-Covid è progressivamente aumentato nel corso delle ultime settimane». Il coordinamento delle terapie intensive chiarisce inoltre che «fin dall’inizio dell’epidemia, gli sforzi degli anestesisti-rianimatori lombardi sono stati tesi a garantire a tutti i pazienti, sia affetti da Covid sia da altre patologie, il massimo livello di assistenza utilizzando tutte le risorse disponibili».

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