Troppe sfumature di giallo

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Gian Franco Bottini

“Come va?” Ci era sembrata una domanda un po’ pleonastica anche se quasi d’obbligo  verso chi non si incontrava da quasi un mese.”Benissimo – con tono  sarcastico – io e i “cinesi” abbiamo assicurato nel mese di agosto il servizio alla città. Solo che loro sono stati santificati sui giornali e io neanche c……a di striscio !”

Eravamo in un esercizio del centro di Busto, bevevamo un caffè con il Pensionato, reduce da Varigotti, e chi ci rispondeva era la proprietaria  che, con tutto il suo pallore, dichiarava invece di essere reduce da una caldissima estate passata interamente in città a servire bevande e gelati.

L’antefatto ce lo aveva chiarito  il Pensionato stesso che ci aveva spiegato quanto la signora fosse  stata urtata dal  fatto che i commercianti “cinesi” erano stati recentemente oggetto di attenzione da parte della  stampa locale, dove erano stati elogiati  per la loro laboriosità dall’Amministrazione e persino dall’Associazione dei Commercianti , (che  il giorno successivo aveva cercato di “mettere una pezza” rispetto  all’irritazione dei suoi soci nostrani),  oltre che da un immobiliarista che classificava i “cinesi” stessi come i più affidabili e buoni pagatori.

Proseguiva il nostro Pensionato, fornendoci delle sue non richieste considerazioni: “Io non ce l’ho con i cinesi anche perché i cresen cume i fung ma de lur se senti mai nient; anche per la Polizia deve essere difficile, in tut cumpagn. Sono sicuramente lavoratori, ma l’ha dì anca quel lì di Cummerciant, sembra che chi deve fare i controlli cun lur i g’han la man legèra e i noster se incazen. E’ vero che dicono che loro sono buoni pagatori e che si presentano con i soldi in mano ma com’ è che se vado io in banca con una banconota da 500 euro me fan un pruces per savè da due la vegn? L’è propri vera, quando ci sono di mezzo i  soldi  se sera sù i och”.

Confessiamo di aver evitato di addentrarci su un terreno fatto forse da verità ma  forse anche da tanti luoghi comuni;  ci è comunque risultato inevitabile mettere in fila, nella nostra testa, anche altre considerazioni.

Il nostro Ministro delle Finanze stà correndo in Cina, qualcuno dice “con giù il cappello”, probabilmente per garantirsi la loro simpatia verso il nostro debito e verso le nostre aziende; poco prima della partenza (“nel nostro piccolo”e  come una specie di scatola di cioccolatini) Banca d’Italia ha comprato  una minimale quota del debito cinese (captatio benevolentiae?). Missione lodevole quella del Ministro,  ma  speriamo che essa  non ci debba  costare troppo pesanti e ulteriori facilitazioni per una concorrenziale  economia cinese, in Italia, sicuramente più vasta di quanto possiamo immaginare, data la sua caratteristica di “riservatezza” e strisciante capillarità.

Il Pensionato aveva però interrotto i nostri pensieri: “Ma sentite un po’. Come è che in tutto il trambusto sugli immigrati non si è mai parlato dei cinesi, quasi si fusen di noster? Questi  i van e i vegnen come vogliono e neanche   el mè amis Salvini  (una mezza confessione del Pensionato circa la sua simpatia politica!), l’ha mai dì nient. E’ una roba molto sfumata…”

Questa amletica osservazione del nostro amico ha inevitabilmente alimentato un nostro dubbio da tempo irrisolto:”Vuoi vedere che esistono immigrati di serie A ed immigrati di serie B; e che la dirimente è solo una questione di soldi e che per  chi li ha è più facile essere considerati  amici?” Diceva Agatha Christie che “3 indizi fanno una prova”; qui di indizi ce ne sono molti di più anche se noi optiamo  più su un “sospetto”  che su una “ prova”. Pensiamo che la nostra situazione economica stia  talmente scivolando che un po’ più di chiarezza in materia di immigrazione  non ci dovrebbe  far vergognare. Meglio sarebbe  spiegare al mondo che  in fatto di immigrazione  (secondo gli ultimissimi dati la nostra situazione  è tutt’altro che la peggiore in Europa) il nostro vero problema è tutto di soldi,  evitando  di confondere le acque con roboanti dichiarazioni di propaganda che rischiano di  fomentare guerre di religione, di razza o di quant’altro, cose che, nella storia dei popoli , sono state questioni ben più pericolose e  più difficili da gestire .

​Che sia l’ora che la politica economica del Paese venga messa in priorità massima, dovrebbe essere  evidente a tutti e anche a chi, come Salvini, va ad incontrare il Presidente di un Paese che, come l’Ungheria e altri di quell’area geografica, sta facendo ponti d’oro  ai nostri imprenditori per portarseli  “a casa”. Peccato che il Premier Conte non fosse presente all’incontro non essendo stato neanche considerato, come al solito; avrebbe potuto spiegare ai due compari che se amici si vuole essere, oggi è prioritario esserlo per gli aspetti economici e di lavoro piuttosto che  per i “muri da tirar su”. Speriamo tanto che il Salvini, in assenza del Premier, si sia ricordato lui di dirglielo al suo amico; il quale, se per caso avesse nicchiato e cercato di buttare il discorso in politica, allora, per tutti noi e per il Salvini stesso, meglio  sarebbe lasciarlo perdere, prima di fare la figura dei “pippa”.

Sfumature giallo  bottini – MALPENSA24