Ultima “Cassanata” di Fantantonio? Tradito dall’amore per il calcio e dai suoi “fantasmi”

L’hanno definita l’ultima “Cassanata” e sarebbe molto semplice accodarsi al coro di chi aspettava l’ultimo scivolone di “Fantantonio” per celebrarne la lunghissima serie di idiozie. Scivolone è stato, ma non una “Cassanata”. Beh quelle in effetti non sono mai mancate. La serie è lunghissima eppure per quello che è il mio ricordo non ho in mente nè di sputi agli avversari, nè di entrate killer, nè di comportamenti palesemente antisportivi. Ricordo la “cafonata” delle corna rivolte a Rosetti in una finale di Coppa Italia tra Milan e Roma con giusto rosso a corredo e qualche bandierina sfasciata quale esultanza spocchiosa, rabbiosa, frustrata. Decidete voi.

Scelta stucchevole ma non una “cassanata”

La tarantella continua sul suo possibile ritiro è stucchevole e fastidiosa, questo sì, ma ho provato a spiegarmi il perchè. La cosa più naturale che mi verrebbe da dire è che in fin dei conti anche questa è stata una figuraccia su scala mondiale. Pacifico. Però l”uomo Cassano mi incuriosisce e non mi produce sentimenti negativi, anche dopo l’ennesimo annuncio (sarà stato l’ultimo?) di ritiro dal calcio. Mi piace pensare che il buon “Fantantonio” da Bari Vecchia abbia ancora una volta sbagliato per eccesso d’amore verso uno sport che gli ha dato molto, ma che gli avrebbe potuto dare ancora di più se solo avesse avuto una testa diversa. Meno “cartonesca” e più professionistica. Più improntata alla serietà professionale e meno proiettata verso tutto ciò che ruota attorno al mondo effimeramente dorato del calcio. Il “profeta” di Bari Vecchia è uno dei pochi giocatori che ha masticato l’ambiente anzichè esserne risucchiato. Solo apparentemente più patetico di altri. Quasi come se il lato romantico, quello che per strada ne ha animato dribbling e palleggi, avesse continuato a tenerlo in piedi anche quando la testa diceva che era arrivata l’ora di dire stop.

Tradito dal grande amore per il calcio

Non riesco ad avere parole di biasimo per un calciatore che ha giocato a Roma con Totti, al Bernabeu con Ronaldo e Raul, al Milan di Ibrahimovic e all’Inter di Milito, accettando di rilanciarsi a Parma, a Genova con la Samp, al Verona e persino all’Entella. Di sicuro non lo ha fatto per soldi, ma probabilmente quella vocina romantica, molto soffusa, ha continuato a ripetergli che era ancora un calciatore e che poteva di nuovo dribblare, scucchiaiare, inventare calcio e raccontare poesia, magari vincendo le partite anche da solo, come gli era capitato più di una volta ai tempi d’oro. La vocina lo ha tradito di nuovo. La farfalla barese aveva perso le ali da tempo, ma il cuore non voleva rassegnarsi all’idea di non poter più giocare a calcio. Lo sport che lo aveva rilanciato regalandogli una vita da privilegiato. Ha provato ancora una volta a scalare la montagna dei dubbi che da tempo lo hanno bloccato e che ancora una volta lo hanno neutralizzato. Non è stata una “cassanata”. I fantasmi che lo hanno perseguitato continuano a esserci, ma preferisco pensare che alla fine è stata solo l’ultima dichiarazione d’amore di un artista verso lo sport che tanto visceralmente ha amato. E per questo, almeno secondo me, ma mi rendo conto di essere in nettissima inferiorità, massacrarlo ha poco senso.

Antonio Cassano ritiro MALPENSA24