Umberto Pelizzari e i segreti dell’apnea. Incanto sotto il mare a Sacconago

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BUSTO ARSIZIO – L’essere umano e l’ambiente marino raccontati da un campione che detiene sedici titoli mondiali in tutte le specialità dell’apnea. Ieri sera, martedì 19 marzo, tra particolari tecnici della discesa, aneddoti esilaranti e retroscena di imprese da record, Umberto Pelizzari ha incantato per oltre due ore il pubblico del Teatro Lux di Sacconago che, sia prima che dopo la sua salita sul palco, l’ha bloccato per selfie e autografi. Come ha spiegato il presidente Rolando Pizzoli, l’incontro è il primo del ciclo organizzato dalla Famiglia Sinaghina con persone famose del rione: «Abbiamo iniziato con lui per la sua passione, è la stessa che anima il lavoro dei nostri volontari». Il progetto gode del patrocinio del Comune di Busto Arsizio ed è stato lodato da Manuela Maffioli, assessore all’Identità e alla Cultura: «Busto è la quinta città lombarda ma è ancora fortemente radicata nella sua identità, un patrimonio che ci accomuna tutti».

«Non li vedi, ma sono pronti a intervenire»

In origine “L’uomo e il mare” doveva tenersi a Villa Calcaterra ma, a causa del folto pubblico previsto, l’evento è stato spostato al Lux. Una scelta che però, come ha sottolineato Maffioli, «l’ha avvicinato di più allo spirito dell’iniziativa». Nel corso della serata le parole di Umberto Pelizzari, presentato da Micol Candiani, sono state accompagnate dalle proiezioni di diversi video. Insieme ai primi, che hanno mostrato i record conquistati, sono state spiegate difficoltà e tecniche della discesa in apnea, come la differenza tra assetto costante, variabile e variabile assoluto no limits, in cui «importa solo la compensazione». Sono stati svelati anche aspetti meno noti della disciplina, come il prezioso e insostituibile lavoro, nonché i sacrifici, delle squadre di sommozzatori che hanno assistito l’atleta durante le sue imprese: «Non li vedi, ma sono pronti a intervenire». Nè sono stati dimenticate figure di riferimento come Enzo Maiorca e il suo lavoro pionieristico, o l’allenatore Massimo Giudicelli. L’incontro con Jacques Mayol, avvenuto nel 1990, poco dopo l’uscita di “Le Grand Bleu”, film proibito in Italia ma campione di incassi, fece seguire a “Pelo” un addestramento che è stato paragonato a quello di un’altra pellicola, “Karate Kid”. Dopo esser stato costretto a innumerevoli immersioni a soli dieci metri, lui che era abituato a quote ben più profonde, è infine riuscito ad acquisire un maggiore rilassamento, basato sulla sensazione di piacere e armonia dell’apnea.

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«La squadra era molto importante»

Se l’apneista sinaghino ha segnato innumerevoli record mondiali, nel 1998 ha anche emulato, senza ausilio né attrezzatura, Georghios Haggi Statti, pescatore di spugne greco che nel 1913 scese a cento metri di profondità per recuperare un’ancora perduta. L’impresa era nata per sfida dopo una serata insieme agli altri atleti di Sector come Manolo o Patrick De Gayardon. Interrogato dal pubblico sul valore del coraggio, ha risposto: «Non si tratta di questo. Basta chiedere al mio dentista, ti do il suo numero. Dirà: “Lascia stare”. Sono stato per anni nel team No Limits, ognuno dava del pazzo all’altro. Non erano dei Rambo, ma persone che conoscevano la loro situazione e si adattavano al loro mondo. E inoltre ci vuole una grande passione. Se non sogni, non vai avanti». Il mare è stato l’altro grande protagonista dell’appuntamento, con riprese che hanno mostrato le evoluzioni subacquee di Pelizzari con capodogli, delfini, megattere e squali: «Ti senti il nulla, la natura ti sovrasta». Dopo aver citato Alessia Zecchini come migliore promessa femminile, e aver ricordato che nelle top ten maschile mondiale ci sono due o tre italiani, ha tuttavia osservato come l’apnea, rispetto al passato, sia diventata una disciplina più solitaria: «Probabilmente c’è meno poesia, noi parlavamo anche di mare e altro, non c’era solo la sofferenza. Con Mayol e Maiorca la squadra era molto importante, più della performance nuda e cruda. Quello che mi manca di più è il rapporto con questi uomini: l’adrenalina, scambiarsi gli sguardi, stringersi la mano».

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