Un risarcimento per le vittime del Covid: lo chiedono 500 famiglie, anche di Varese

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VARESE – Istituzioni «impreparate» di fronte alla pandemia. Ci sono anche delle famiglie della provincia di Varese tra le 500 in tutta Italia che, attraverso i legali del Comitato “Noi Denunceremo”, chiedono giustizia per le morti per Covid nella prima ondata della pandemia. Depositeranno oggi, 23 dicembre, al Tribunale di Roma un atto di citazione nei confronti del governo nazionale e di Regione Lombardia, per chiedere un risarcimento per le morti causate dal Covid. Lo rivela il Corriere della Sera. Alle autorità verrà chiesto un indennizzo medio di 200mila euro a persona, per un importo complessivo che si aggira intorno ai 100 milioni di euro.

500 vittime chiedono giustizia

«Abbiamo fatto un altro passo perché chi ha violato, se ha violato, normative e protocolli si assuma le responsabilità e risponda a ciascuno dei famigliari di coloro che tra due giorni avranno lasciato almeno una delle 70.000 sedie vuote nelle loro case». Ad annunciarlo è il Comitato Noi Denunceremo – Verità e giustizia per le vittime di Covid-19, nato a fine marzo a Bergamo nel pieno della prima ondata della pandemia che ha travolto in particolare le zone della Bergamasca e del Bresciano. È stata l’avvocato Consuelo Locati, rappresentante legale del comitato, a notificare un atto di citazione al presidente del Consiglio Giuseppe Conte, a quello di Regione Lombardia Attilio Fontana, e al ministro della Salute, Roberto Speranza a nome di circa 500 famigliari delle vittime del Covid. Ci sono famiglie di Bergamo e di diverse province lombarde, tra cui anche Varese, Como, Milano e Monza, così come di altre zone d’Italia, da Torino a Palermo, da Roma a Matera.

L’atto di citazione

Nelle notifiche, il comitato contesta in sede civile le gravissime omissioni delle autorità pubbliche regionali lombarde e centrali governative, a partire dall’episodio della riapertura dell’ospedale di Alzano Lombardo il 23 febbraio e dalla mancata tempestiva istituzione della zona rossa nei comuni di Alzano e Nembro, che secondo il comitato «avrebbe prevenuto il lockdown nazionale e quindi le gravissime conseguenze economiche e sociali di cui solo ora iniziamo a vedere gli effetti». Ma si fa riferimento anche al caso del Piano pandemico nazionale, di fatto fermo alla versione del 2006: se fosse stato aggiornato, e con esso anche il piano regionale, «avrebbe fatto in modo che Regione Lombardia predisponesse adeguate scorte di tamponi, reagenti e dispositivi di protezione individuale durante la prima ondata».

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