Nuovo accordo fiscale sulla tassazione dei frontalieri. Alfieri (Pd): «Ottimo lavoro»

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VARESE – «Dopo un percorso di ascolto e confronto tra Governo, enti locali e sindacati, oggi (23 dicembre, ndr) Italia e Svizzera hanno siglato il nuovo accordo fiscale relativo alla tassazione dei lavoratori frontalieri. Parallelamente a questo accordo, Governo, associazione dei Comuni di frontiera e organizzazioni sindacali hanno siglato un’intesa sull’applicazione del nuovo accordo che fissa le condizioni per il passaggio al nuovo regime fiscale. Ottenuti i tre punti fissati all’inizio della trattativa: non un euro in più di tasse per gli attuali frontalieri, non un euro in meno di ristorni ai Comuni, sistema speciale di detrazioni per salvaguardare il potere di acquisto dei futuri frontalieri». Con queste parole il senatore varesino del Partito Democratico, Alessandro Alfieri, commenta la firma del nuovo accordo tra Italia e Svizzera per l’imposizione fiscale dei lavoratori frontalieri.

Le imposte pagate e il sistema ristorni

«Per quanto riguarda gli attuali frontalieri e tutti coloro che lo diventeranno fino all’entrata in vigore dell’accordo non cambia nulla, né oggi né in futuro», spiega Alfieri. «Anzi per questo tipo di lavoratori l’applicazione del moltiplicatore medio cantonale porterà ad una diminuzione delle imposte pagate alla fonte. Inoltre, in caso di perdita di lavoro, sarà riconosciuta una indennità di disoccupazione (Naspi) più vicina all’ultima retribuzione percepita in Svizzera». E aggiunge: «Cambia invece il sistema dei ristorni, dal 2034 non sarà più erogato da Berna a Roma ma, come stabilito nel memorandum d’intesa, il Governo istituirà un fondo ad hoc per trasferire le risorse ai Comuni di frontiera che non potranno essere inferiori a quelle percepite attualmente. Sono così salvaguardati tutti i servizi che i Comuni di frontiera riescono ad erogare quotidianamente ai cittadini grazie ai ristorni. In più, per salvaguardare la specificità dei territori di confine, le maggiori entrate fiscali dovute negli anni all’applicazione del nuovo accordo rimarranno sul territorio».

Le tassazioni e i vantaggi del nuovo accordo

«I frontalieri che inizieranno a lavorare oltreconfine dopo l’entrata in vigore dell’accordo – prosegue il senatore del Pd –  saranno sottoposti a un nuovo modello di tassazione. La Svizzera avrà diritto a trattenere una quota di imposta alla fonte dell’80%: a quel punto al lavoratore l’Italia applicherà la tassazione con una serie di detrazioni (aumento della franchigia speciale per tutti i lavoratori da 7.500 a 10.000 euro, detrazione di quanto già tassato dalla Svizzera, non imponibilità degli assegni familiari erogati dalla Svizzera, deducibilità dei contributi per i prepensionamenti) che ridurranno notevolmente la differenza tra nuovi e vecchi lavoratori frontalieri». E ancora: «Con il nuovo accordo tra Italia e Svizzera e il memorandum d’intesa si mettono in sicurezza gli equilibri della nostra economia di frontiera, si mette fine ad una tensione diplomatica ed economica che si protraeva da troppo tempo e vedeva i nostri lavoratori frontalieri e le finanze dei Comuni di frontiera esposti ogni anno ad iniziative e campagne politiche oltre confine, spesso a sfondo xenofobo. Si mettono al sicuro il percorso lavorativo degli attuali frontalieri e i servizi erogati dai Comuni ai cittadini grazie al nuovo sistema dei ristori e si costruisce un sistema fiscale di favore per i futuri frontalieri».

Una contrazione degli stipendi medio-alti

Conclude: «Voglio essere chiaro, in futuro li stipendi medio-alti dei futuri frontalieri subiranno una contrazione se paragonati a quelli degli attuali frontalieri ma quelle tasse in più rimarranno sul territorio perché andranno a finanziare opere, progetti, interventi di sviluppo delle nostre comunità. Questo è un grande risultato ottenuto nella trattativa, un riconoscimento del Governo alla specificità dei Comuni e delle zone di frontiera. Adesso subito al lavoro con tutte le forze politiche – conclude Alfieri – affinché questi risultati ottenuti e concordati con il Governo siano inseriti dal Parlamento nella legge di ratifica del nuovo trattato internazionale»

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L’intervento di Fontana e Sertori

Anche il presidente di Regione Lombardia, Attilio Fontana, e l’assessore agli Enti Locali, alla Montagna e ai Piccoli Comuni, Massimo Sertori (con delega ai rapporti con la Confederazione Elvetica), entrano nel merito della questione. «Prendiamo atto – spiegano – che oggi i Governi di Roma e Berna hanno firmato un accordo sul trattamento fiscale dei lavoratori frontalieri, che di fatto recepisce i principi contenuti nella lettera dello scorso 30 aprile, trasmessa ai relativi Governi centrali, a firma del presidente della Lombardia e del presidente del Canton Ticino, Christian Vitta». Così Sertori: «Nell’accordo si stabilisce un sistema fiscale differenziato tra gli attuali frontalieri per i quali continuerà il regime in vigore, mentre per i nuovi verrà applicata la doppia fiscalità, svizzera e italiana, con una franchigia di 10.000 euro sul reddito». Inoltre, «tale accordo – prosegue – dovrà essere declinato nelle fasi attuative dai rispettivi paesi e in quel contesto crediamo ci siano spazi di miglioramenti. In particolare, per quanto riguarda i ristorni ai Comuni, questi dovranno essere garantiti anche dopo il 2033». Invece, sul maggior gettito derivante dalla nuova fiscalità applicata ai nuovi frontalieri, «crediamo che le risorse non dovranno essere centralizzate a Roma, ma portate sui territori confinanti di provenienza del lavoratore anche sotto forma di servizi alla persona, alla famiglia e alle comunità». Conclude così l’assessore: «Come sempre Regione Lombardia – conclude Sertori – sta dalla parte dei frontalieri e dei territori di confine e farà tutto ciò che è nelle possibilità per la loro tutela. Intento che non è mai mutato, neanche quando abbiamo inviato la lettera lo scorso 30 aprile».

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