Un sabato italiano

E’ un sabato italiano molto particolare, quello che coincide con la festa dell’Immacolata. Una giornata intensa, piena di avvenimenti contrastanti, tra i successi scaligeri e il dramma della Lanterna Azzurra di Corinaldo, entusiasmo per la straordinaria opera verdiana da una parte, lutti e rabbia dall’altra; momenti contrastanti tra Roma e Torino, tra la Lega che in piazza del Popolo guarda all’ ”Italia che rialza la testa”, possibilmente concretizzando le grandi opere, e i Cinque Stelle che, in piazza Castello, ribadiscono la propria contrarietà alla Tav. Su di loro, sulla Lega diventata nazionale e sui grillini che cercano di barcamenarsi fra esigenze di governo e promesse pre elettorali, ci sono i rimandi francesi dei gilet gialli che, addirittura, premono alla frontiera di Ventimiglia, quasi un annuncio su ciò che potrebbe succedere per emulazione anche qui da noi. E in effetti, i giubbotti gialli hanno fatto la loro comparsa al corteo pentastellato. Benché le rivolte nostrane rischino sempre di finire in una bolla di sapone, se non in farsa: ricordate il movimento dei forconi? Ecco, appunto.

Che al governo ci siano due partiti con poche cose in comune, non pare stravolgere l’elettorato. Anzi. I sondaggi premiano ogni giorno di più Matteo Salvini e la sua azione politica. La frase “Prima gli italiani” è molto più di uno slogan, che va a segno e marca una differenza con il passato. “E’ cambiato il mondo” ci diceva qualche tempo fa un notabile leghista per giustificare le presunte o reali contraddizioni della convivenza a Palazzo Chigi tra Carroccio (si può ancora chiamarlo così?) e Cinque Stelle. Ma può anche essere che il mondo sia cambiato in peggio, viste certe dinamiche che non rappresentano il massimo della condivisione tra alleati, date le diversità su parecchie questioni. La controprova è proprio nelle due manifestazioni dell’8 dicembre: l’una evoca investimenti, grandi opere e infrastrutture; l’altra spinge per fermarle, quanto meno per limitarle.

Una situazione che non piace alle sigle imprenditoriali, soprattutto piace poco al Nord, dove la Lega ha il suo zoccolo duro e rischia, al di là dei sondaggi, di perdere appeal soprattutto nel popolo delle partite Iva e non solo. La convention torinese (non a caso, ancora Torino) di alcuni giorni fa è un segnale che Salvini non può ignorare. Infatti, ha in agenda un incontro informale, domenica 9, con le associazioni che hanno promosso l’incontro nel capoluogo piemontese di inizio settimana.

Riunione domenicale alla quale, sempre non a caso e se confermata, dovrebbe partecipare anche Giancarlo Giorgetti, l’eminenza grigia della Lega. Colui che cuce e ricuce i rapporti, l’asso nella manica del movimento che fu di Umberto Bossi e che, nelle regioni e nelle principali città del Nord, mantiene vivo il naturale matrimonio tra i gruppi di centrodestra. Coalizione che non dà al momento segni di cedimento e che lavora, guarda caso, per completare le infrastrutture più importanti. Ricordiamo la Pedemontana, opera a noi più vicina, realizzata per un terzo, invisa a pentastellati e ambientalisti, indispensabile per lo sviluppo di una vasta e strategica area.

Poi, per carità, c’è il contratto di governo, c’è la volontà di cambiamento, c’è tutto quel che volete voi o, meglio, che vorrebbero Salvini e Di Maio. Ma sarebbe stato meglio che il sabato italiano del giorno dell’Immacolata avesse aperto uno spiraglio in più alla speranza per un cambiamento vero e costruttivo. Invece neanche il titolo del trionfo dell’opera di Verdi alla Scala sembra rasserenarci: “Attila”. Ma forse esageriamo.

 

Sabato salvini coronetti – MALPENSA24