Vaccinazione di massa: il pericolo è la politica pasticciona

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E’ persino pleonastico sottolinearlo, ma quello di oggi, domenica 27 dicembre, è il giorno di un nuovo inizio. E’ il Vax-Day, cioè la giornata in cui si dà il via alle vaccinazioni contro il Covid-19. Per dirla in un altro modo, si dà concretezza alla speranza di sconfiggere, quanto meno, di mettere con le spalle al muro la pandemia. Potremmo anche chiudere qui la riflessione su quanto sta per accadere, affidandoci agli operatori sanitari incaricati di somministrare lo straordinario “antidoto”, frutto altresì dei giganteschi passi compiuti dalla scienza medica.

Le premesse per uscire dall’incubo di questo terribile 2020 ci sono tutte. Però, c’è un però che ci rende circospetti nei confronti della campagna vaccinale qui, nel nostro Paese. Dubbi che non riguardano l’effettiva efficacia e i possibili effetti collaterali del vaccino stesso (non possediamo le competenze per disquisirne), caso mai preoccupazioni sulla capacità del sistema Italia di organizzare senza intoppi l’immunizzazione di massa. I precedenti non dispongono alla tranquillità. Tra commissari, task force, cabine di regia, comitati di esperti, consiglieri e consigliori, sinora non abbiamo eccelso in organizzazione anti-epidemica.

Naturalmente non parliamo dell’impegno di medici, paramedici, volontari e quant’altri hanno operato e operano negli ospedali: gli esempi di abnegazione, in diversi casi, addirittura di eroismo, sono acclarati. Ci riferiamo a coloro i quali hanno le chiavi della pur complessa macchina organizzativa, cioè i politici e i loro affini. Ricordiamo tutti il caos degli inizi per le mascherine, che non si trovavano e, quando si trovavano, non avevano i necessari requisiti di protezione dal virus. Ricordiamo anche la confusione di questi ultimi mesi per un altro vaccino, l’anti-influenzale: siamo a fine dicembre e ci sono regioni, compresa la pragmatica Lombardia, in grave difficoltà per il reperimento delle dosi, cosicchè un’alta percentuale della popolazione rimarrà esclusa dalla protezione per l’influenza stagionale.

La lista delle inadempienze è peraltro molto lunga, riguarda le indeterminatezze o gli errori a livello centrale, per scendere in periferia, fino alle Regioni. Sono questioni che in molti casi (insufficienza degli organici, tagli alla sanità) partono da lontano, e che nemmeno l’emergenza pare abbia indotto i nostri governanti a porvi veloce rimedio. Colpa della burocrazia, cancro irrisolto del nostro Paese. Colpa degli intrecci della politica, delle “scortesie istituzionali” e delle vendette trasversali tra chi comanda. Colpa di tutto quello che volete voi, ma se la sanità ha reagito al coronavirus con prontezza ed efficacia è soprattutto merito del senso di responsabilità dei singoli, non della funzionalità del sistema nel suo insieme.

E allora, se da un lato possiamo e dobbiamo essere fiduciosi per l’avvio della campagna di vaccinazione, dall’altro abbiamo l’incombenza di guardare a vista i nostri governanti e amministratori pasticcioni e litigiosi, oggi solleciti a fare passerella sull’onda dell’entusiasmo.  Non possiamo permettere loro di fallire in un momento cruciale della vita di ciascuno di noi. Perché in fallimenti e in tributi in vite umane, abbiamo già dato e pagato a sufficienza. E purtroppo non esiste ancora un vaccino contro l’inadeguatezza della politica.

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