Varese, Angioy il nuovo commissario della Lega ha un asso nella manica: il dialogo

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VARESE – Non si può dire che Cristiano Angioy sia il volto nuovo del Carroccio varesino, nel senso che è militante e assiduo frequentatore della sezione di piazza del Podestà da dieci anni. Insomma il neo commissario cittadino in Lega lo conoscono bene. E lo apprezzano. È certamente un volto giovane, forse storicamente non il più giovane che ha guidato il partito. Ma per Matteo Bianchi è l’uomo giusto, al posto giusto, nel momento giusto. E di grandi cambiamenti e importanti scadenze. Partite da giocare fino in fondo e da vincere. A partire proprio dal capoluogo.

Cristiano Angioy, la sua nomina a commissario è spuntata “all’ultima curva” destando la sorpresa di molti. Se l’aspettava?
«Sinceramente no. È successo tutto così in fretta. Diciamo che ha sorpreso anche me».

Il nuovo partito, il passaggio dalla Lega Nord alla Lega Salvini premier, la scelta del candidato sindaco, la campagna elettorale alle porte e una sezione dove le diverse sensibilità in passato si sono fatte sentire eccome. Non è che le è venuto il dubbio che il segretario provinciale Matteo Bianchi le abbia messo tra le mani più di una patata bollente? 
«Questi sono i grandi temi sul tavolo. È una bella sfida, che ho accettato con grande entusiasmo. Messi così tutti in fila fanno un certo effetto. Io sono il commissario, però c’è una sezione e i militanti, con i quali ho già avviato il dialogo. Anzi, diciamo che non si è mai interrotto, visto che frequento la sezione da 10 anni. Ecco per quanto riguarda la nascita del nuovo partito io stesso sono osservatore delle dinamiche nazionali e avrò il compito di declinarle e coniugarle anche nel rispetto della storia e dei militanti che hanno contribuito a farla».

Diplomatico. Una risposta che conferma quanto dicono di lei molti leghisti della sezione: “Cristiano alla guerra preferisce il dialogo”. È davvero così? 
«Credo nel dialogo. Interno alla sezione, ma anche con i cittadini. Andrea Gambini, che mi ha preceduto ha svolto un ottimo lavoro. Riparto da lì. E dal fatto che la linea di Salvini, che a me piace, è nuova sotto tanti aspetti, ma non cambia il nostro dna politico dove restano il radicamento con il territorio e la conquista di sempre maggiore autonomie per gli enti locali. Insomma il federalismo continua a battere nel cuore dei militanti. E anche nel mio».

D’accordo, ma come andrà “a spiegare” la nuova Lega ai militanti della primissima ora, che magari hanno accettato ma non compreso del tutto il passaggio da “Varese madre di tutte le battaglie” a “Prima l’Italia”?
(Angioy prima di rispondere sorride, forse immaginando il possibile confronto politico ndr). «Sono confronti aperti in sezione. È vero, ci sono militanti storici che hanno ancora a cuore quella visione politica della Lega. Ma parlando con loro posso dire che ci sono anche molti punti di contatto con i temi portati avanti da Salvini. Ecco, io farò leva su ciò che c’è di comune. Con il dialogo».

Ma anche con le scelte. Che dovrà fare. Come per il candidato sindaco per Palazzo Estense, non crede? 
«Vero e non mi sottrarrò a queste responsabilità. Anzi sto già lavorando anche su questo fronte. Nella scelta del candidato la sezione ha un ruolo importante e il “giudizio” che verrà fuori lo porterò nel confronto con i vertici del partito. Però il nome non verrà scelto sulla base degli umori dei militanti. Anche perché non sempre l’affetto o la simpatia vanno di pari passo con la strategia. Si faranno quindi anche valutazioni più approfondite e a più ampio raggio. E poi mi conceda un’ultima constatazione a tal proposito».

Dica. 
«Un commissario o segretario non ha mai scelto in solitaria un candidato sindaco per Varese. E io non ho la pretesa di cambiare. È sempre stata e sarà una decisione più articolata. Rispetto alla quale porterò il pensiero e anche la volontà dei militanti».

Intanto sul tavolo c’è il nome di Matteo Bianchi, che l’ha scelta per guidare un periodo complesso, ma crediamo al contempo avvincente. Può essere un indizio? 
«Matteo Bianchi è una risorsa importante per il partito e ha sempre goduto della mia stima. La prima cosa certa è che la sezione a questo giro vuole un candidato della Lega. Bianchi indiscutibilmente lo è e dalla sua ha l’esperienza amministrativa e anche politica su scala nazionale. Le carte sono tutte in regola».

Quasi tutte: non è di Varese. Quanto può pesare? 
«Poco rispetto alle qualità che ho citato sopra».

Giancarlo Giorgetti al circolo di Bizzozero, qualche mese fa, nel tracciare la rotta di come la Lega dovrebbe cambiare e aprirsi a «nuove idee ed energie», ha anche buttato lì un riferimento alle famiglie lombarde «dove, in fondo, si sa che a comandare è sempre la donna». Più di un leghista ha letto quella battuta come la volontà di voler puntare, per Varese, su donna. L’ipotesi c’è ancora o è tramontata?
«In questa fase di ascolto non sto chiedendo nomi, ma il possibile profilo del candidato. E c’è chi ha in effetti messo sul tavolo la possibilità di puntare su una figura femminile. Insomma l’idea c’è, come c’è il nome di Bianchi. Sono due possibilità, non certo antagoniste. Vedremo».

Prima che uscisse il suo nome, qualche leghista, con una battuta ha detto: “Il prossimo commissario deve essere consapevole di una cosa prima di tutto, ovvero che per un anno dovrà dire addio alla sua vita privata”. Insomma ci sarà da correre. È pronto?
«Io sì – dice Angioy che conclude con una battuta – Devo ancora capire se lo è anche mia moglie. Del resto, cito Giorgetti, nelle famiglie lombarde si sa che a comandare è sempre la donna».

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